Diversi anni fa, mentre leggevo di leadership, mi imbattei in questa storia bellissima, incisa sulla tomba di un vescovo anglicano presso l’abbazia di Westminster Abbey.
Qualche breve nota su questo sito patrimonio dell’UNESCO è più che doverosa. Si trova a Londra, a ovest della sede del parlamento inglese (palazzo di Westminster). È considerato il più importante luogo di culto (prima cattolico, ora anglicano) di Londra, dopo la cattedrale di San Paolo. È sede delle incoronazioni dei sovrani d’Inghilterra nonché di sepoltura di importanti personalità anglicane.
«Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare.» Winston Churchill
Vi suggerisco di leggerla con calma e più di una volta. Ad ogni rilettura coglierete nuove sfaccettature e la arricchirete di nuovi significati. La trovo di un bello e di una saggezza unica:
«La vita è un lungo cammino pieno di sorprese e di sfide.
Va seguito con la curiosità di un bambino, l’energia di un campione e la saggezza di un anziano.
Quando ero giovane e libero e la mia immaginazione non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo.
Crescendo e diventando più saggio, mi resi conto che il mondo non sarebbe cambiato e così decisi di accorciare i miei orizzonti e cambiare solo il mio paese. Ma anche questo sembrava immutabile.
Appena entrai negli anni d’argento, in un ultimo tentativo disperato, sperai di poter cambiare solo la mia famiglia e quelli vicini a me, ma anche in questo caso nessuno ne voleva sapere.
Adesso sono qui sul mio letto di morte e mi rendo conto, forse per la prima volta, che se solo avessi cambiato me stesso per primo, poi come esempio avrei potuto influenzare la mia famiglia e con il suo incoraggiamento e supporto avrei potuto in qualche modo cambiare il mio paese e chissà: avrei potuto cambiare il mondo!»[1].
Siamo soliti associare ad elementi esterni la causa della nostra infelicità, dei nostri insuccessi, delle nostre mancate occasioni, degli ostacoli non superati. Altre volte tendiamo a giustificare le nostre mancate vittorie dietro le incomprensioni con i genitori, a causa di un capo insensibile, arrivando addirittura ad incolpare anche altre organizzazioni (governative e non). Capita, ad esempio, di accusare l’Europa se c’è qualcosa che non va in Italia. Potremmo continuare con un elenco lunghissimo di esempi e concause che, essendo esterne al nostro mondo, non giocano quel ruolo così determinante e decisivo che siamo soliti assegnare loro.
«Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiar se stesso.» Lev Tolstoj
Questa visione della vita è destinata a deluderci perché, come spesso accade, possiamo esercitare un limitatissimo controllo su queste dinamiche che non dipendono affatto dalla nostra situazione fisica, culturale, sociale, economica, lavorativa. La nostra felicità, che ci piaccia o no, non dipende da cause esterne! Siamo i timonieri della nostra vita! Il seme della nostra felicità risiede in noi stessi. Non ci resta quindi che lavorare per primo sul nostro io!
LA REGOLA DEL 18/40/60
A questo punto, ci viene in aiuto la regola 18/40/60 del Dottor Daniel Amen. Mi piace declinarla così:
- «Quando hai 18 anni ti preoccupi di quello che gli altri pensano di te. L’opinione delle altre persone conta molto più di qualsiasi altra cosa»
- «Quando ne hai 40, non ti interessa nulla di quello che gli altri pensano di te. L’opinione che le altre persone hanno sul tuo conto non ti importano più»
- «Quando arrivi a 60 anni, ti rendi conto che effettivamente nessuno ti ha mai pensato! Molte persone pensano solo a loro stessi e come sta procedendo la propria vita»[2]
Per i fortunati che hanno meno di 40 anni, consiglio di iniziare a pensare come se li avessero già compiuti disinteressandosi di ciò che gli altri pensano. Riguardo la restante parte … suggerisco, nel dubbio, di mettersi nei panni dei sessantenni!
Ogni processo di cambiamento necessita di una particolare forza innovativa che ognuno di noi deve ricercare e trovare in se stesso. Diventa forse più chiaro a questo punto la missione del mio blog: alleniamoci a crescere!
«Perché dovremmo preoccuparci di ciò che gli altri pensano di noi, perché dovremmo avere più fiducia nelle loro opinioni che nella nostra?» Brigham Young
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Commentate e condividete le vostre idee, ne trarremo beneficio tutti noi lettori!
[1] Leo Ferrante, Leader si diventa. 11 metodi per guidare gli altri nel lavoro e nella vita, Kindle Direct Publishing, Roma, 2018, pagg. 110-111.
[2] Flamina Fazi, La perfetta leadership, By Editori di Comunicazione – Lupetti, Milano, p. 97.
Questi i siti internet consultati nella stesura di questo articolo:
- A royal church | Westminster Abbey (westminster-abbey.org) (ultima visita in data 1 febbraio 2021)
Volendo condividere un mio pensiero, come disse qualcuno:
non provare a cambiare gli altri, cambia te stesso.
Grazie Salvo per il commento.
Pienamente d’accordo con te.
Alla prossima,
Leo
Cambiar se’ stessi non è semplice, bisogna analizzarsi e voler migliorarsi…..si cambia per eventi che viviamo ma difficilmente per scelta …eppure riuscirci fortificherebbe la propria autostima….ci si sente vivi sempre in movimento ed in cerca del miglioramento!!!!! Grazie per i punti di analisi che ci fornisci ! Grande Leo!!!!
Buonasera Pamela e grazie per il commento.
Hai ragione quando affermi che è difficile cambiare se stessi … ma vale la pena provarci!
Alla prossima,
Leo