INTRODUZIONE
Da abruzzese e da appassionato di leadership, dovevo scrivere qualcosa sul manager italo-canadese Sergio Marchionne.
Ho letto tutto d’un fiato il libro “Sergio Marchionne” di Tommaso Ebhardt, direttore della redazione di Bloomberg News di Milano. Ha avuto la fortuna di seguire, in lungo ed in largo per il mondo, e per più di un decennio, Sergio Marchionne amministratore delegato di FIAT e di FCA. Avendolo conosciuto personalmente e per un così lungo periodo, non sorprende che il suo libro d’esordio sia presto diventato un bestseller.
Ci sarebbero tante cose da scrivere su Marchionne. Mi limiterò, in questo articolo, a trarre il maggior numero di insegnamenti possibili indagando la sua ‘leadership destrutturata’. Nel farlo mi avvarrò il più possibile delle sue parole, delle sue frasi, degli aforismi, delle interviste, delle lectio magistralis, delle comunicazioni interne rivolte ai propri collaboratori nonché del copioso materiale presente in rete e all’interno del libro di Tommaso Ebhardt.
BREVE BIOGRAFIA
Sergio Marchionne, manager italiano naturalizzato canadese, nasce a Chieti il 17 giugno 1952 e muore a Zurigo il 25 luglio 2018.
Il padre Concezio (abruzzese di Cugnoli) fu Maresciallo dei Carabinieri in servizio in Istria fino al termine della Seconda Guerra Mondiale. Qui il padre e la madre (Maria Zuccon) si conobbero. Quando l’Istria passò alla Jugoslavia si trasferirono in Abruzzo, a Chieti, dove ben presto si sposarono e nacque Sergio. Quando Marchionne aveva appena compiuto 14 anni, emigrarono in Ontario (Canada) dove si trovava già la zia materna.
FORMAZIONE
Marchionne si laurea in filosofia all’università di Toronto. Successivamente si laureò, con il massimo dei voti in giurisprudenza, nell’università di York (Ontario) e conseguì un master in Business Administration sempre in Ontario, nell’università di Windsor.
Continuerà a studiare tutta la sua vita. Appassionato di fisica, filosofia, musica e tanto altro ancora, grazie a questa preparazione vastissima e diversificata, negli anni riuscirà sempre ad improvvisare egregiamente arrivando, spessissimo, prima degli altri.
SELEZIONE DEL PERSONALE
Preferisco non aggiungere altre parole al seguente passaggio sulla selezione del personale di Marchionne manager:
«Ci sono due domande che faccio per capire se la persona che ho di fronte ha le caratteristiche adeguate a far parte del nostro gruppo: qual è stato il tuo più grande successo? In cosa fai veramente schifo? Con la risposta alla prima domanda riesci a farti una buona idea di come una persona definisca il concetto di successo nella vita, e nella stragrande maggioranza dei casi senti delle cose veramente senza alcun senso. Con la seconda risposta ti rendi conto del livello di onestà di chi hai davanti. Per essere parte di questa squadra devi essere decisamente onesto con te stesso e devi saper definire il concetto di successo in una maniera molto peculiare. Devi fare una dannata differenza! Se hai questo obiettivo in mente, qualsiasi sia il tuo lavoro, le soddisfazioni, anche economiche, ti arriveranno nel corso della tua carriera.»[1] Sergio Marchionne
RISULTATI OTTENUTI NEL SUO LAVORO
Non esprimerò alcun giudizio in questo breve paragrafo. Mi limiterò a riportare alcuni risultati significativi ottenuti nel corso della sua carriera.
Conti alla mano, Marchionne ha compiuto un miracolo finanziario. Ha preso la FIAT praticamente fallita (perdeva circa 5 milioni di euro al giorno), valeva poco più di 5 miliardi di euro. L’ha fusa con Chrysler il 1° gennaio 2014. Ha separato le attività industriali unendole in CNH industrial a novembre 2012. Il 20 gennaio 2015 ha scorporato la rossa di Maranello. FCA e Ferrari, dopo quella operazione, valgono 20 miliardi di euro, il doppio di quanto valevano insieme l’anno precedente, prima dell’operazione.
Dal 2004 al 2018 il valore dell’azienda che guidava è passato da 5 a 70 miliardi di capitalizzazione in borsa.
Nella sua vita ha accumulato circa 1 miliardo di euro di patrimonio!
Questi sono solo alcuni degli straordinari risultati raggiunti nella sua carriera da amministratore delegato.
PRINCIPI DI LEADERSHIP
Nel raccontare la “leadership destrutturata di Marchionne” analizzeremo i principi fondamentali che lo hanno guidato e ispirato nell’intera vita lavorativa.
- Ogni leader vincente è animato da una forte passione e da una smisurata determinazione. Anzi, usando le sue parole, il leader è letteralmente ossessionato sia dall’idea di arrivare per primo in tutto ciò che fa sia dalla paura di perdere tutto. A pensarci bene, il voler essere sempre il primo (tanto per fare qualche esempio, il primo uomo ad andare sulla luna, essere l’uomo più veloce del mondo, vincere una gara sportiva, fondare l’azienda automobilistica più grande del mondo, etc.) ha un fortissimo potere evocativo e riesce ad infondere una grande spinta motivazionale a chi è ossessionato da questa idea! Questa sua dannata determinazione mi ricorda molto uno dei tratti distintivi di Steve Jobs!
«Nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione!» Georg Wilhelm Friedrich Hegel
- Un’altra grande ossessione che ha animato tutta la sua vita era il voler costantemente ‘mettere a posto le cose’. Era solito usare l’espressione inglese «I am a fixer» nel senso che lui era quello che ‘metteva a posto le cose’. Non si fermava fino a quando non raggiungeva gli obiettivi che si era prefissato! Per lui, seguire le proprie passioni, oltre a un’ossessione, era un dovere irrinunciabile! La leadership si riassume nel saper mettere a posto le cose! Questa è stata una sua abitudine mentale! In nome di queste ossessioni si è sacrificato tantissimo, lavorando più di 12 ore al giorno! Finirà per trascurare tutto ciò che non fosse riconducibile al suo lavoro!
«Ci vogliono obiettivi ambiziosi, non puoi scegliere come obiettivo la mediocrità o finirai per farti schiacciare dai concorrenti.» Sergio Marchionne[2]
- Il leader, per Marchionne, è tale grazie ai propri collaboratori. Il rispetto per gli altri è fondamentale. L’accettazione e la ricerca della diversità è essenziale per crescere. Questo suo modo di porsi e relazionarsi richiede una grande apertura mentale. Il leader insegue l’ascolto e il confronto con altri valori, ricerca differenti tradizioni e diverse regole del vivere nel sociale. Il leader si pone tante domande e si fa venire tanti dubbi. Si tiene lontano dalle risposte preconfezionate, quelle buone per ogni situazione!
«Il carisma non è tutto. Come la bellezza nelle donne: alla lunga non basta.» Sergio Marchionne
- Il Marchionne leader rompe gli schemi precostituiti e pretende che lo facciano anche i suoi collaboratori! È una forma mentis necessaria che va adottata con costanza per essere imprevedibili! Era solito ripetere: «La concorrenza ci fa fuori in pochi secondi!». Le soluzioni adottate in passato vanno bene per il passato! Questo modo di essere lo si osserva in diverse apparizioni pubbliche quando, nonostante fosse chiamato a recitare il copione preparato o a seguire un dettagliato protocollo, evitava di seguirli pedissequamente. Era sempre alla ricerca di un’occasione per rompere gli schemi, per inciampare consapevolmente in qualche fuori programma.
«Ho grande rispetto per gli operai e ho sempre pensato che le tute blu quasi sempre scontino, senza avere responsabilità, le conseguenze degli errori compiuti dai colletti bianchi.» Sergio Marchionne
- Ogni mattina il leader Marchionne si chiedeva se stesse facendo la cosa giusta. Il mondo là fuori corre così velocemente. Era solito chiedersi cosa andava cambiato e come poterlo fare nel più breve tempo possibile.
“La leadership non è anarchia. In una grande azienda chi comanda è solo. La collective guilt, la responsabilità condivisa, non esiste.» Sergio Marchionne
- Nella sua ultima intervista rilasciata a Tommaso Ebhardt, che diventò parte del suo testamento spirituale, rispose con queste parole riguardo le indicazioni che avrebbe dovuto lasciare al suo successore: «Non ci sono schemi, né appunti, tantomeno un manuale delle istruzioni: ogni direttiva è temporanea!». Questo è il cosiddetto approccio improvvisato al management. Lui si ispirava dai jazzisti. Musicisti molto preparati che però, quando salgono sul palco, improvvisano. Proprio come adorava fare lui! A suo dire così fa il vero leader, è sempre pronto a cambiare e ad adattare rapidamente le strategie quando le condizioni mutano improvvisamente.
«Se ho un metodo, è un metodo che si ispira a una flessibilità bestiale con una sola caratteristica destinata alla concorrenza: essere disegnato per rispondere alle esigenze del mercato. Se viene meno a questa regola è un metodo che non vale un tubo.» Sergio Marchionne
- Il leader è in grado di trasmettere emozioni, di raccontare storie, di immaginare il futuro. È in possesso di una capacità di fare retorica, di confezionare discorsi memorabili e toccanti. Pochi riescono a comunicare i propri sogni e pochissimi sanno indicare la via per raggiungerli. Prendiamo come esempio questo memorabile discorso tenuto da Marchionne il 6 maggio 2014[3] presso la sede del gruppo FCA in America. Presentava così agli investitori le nuove sfide:
«C’è un mondo dove le persone non lasciano accadere le cose ma le fanno accadere, non lasciano i sogni fuori dalla porta ma si fanno coinvolgere, assumono rischi e lasciano il proprio segno. […] È un mondo dove ogni giorno e ogni nuova sfida portano occasioni per costruire un futuro migliore. Benvenuti a Fiat Chrysler Automobiles. […] Le persone che vivono qua non vivono mai lo stesso giorno due volte, perché sanno che c’è sempre qualcosa che può essere fatto meglio. Questo mondo straordinario appartiene a quelle persone così come loro appartengono a esso. Lo rendono reale con il loro duro lavoro, lo forgiano con il loro talento e lo marchiano in modo indelebile con i loro valori. Può non essere un mondo perfetto e certamente non è facile. Nessuno siede ai margini e il ritmo può essere furioso perché queste persone hanno una passione, una forte passione, per quello che fanno. Coloro che scelgono di vivere in questo mondo credono che prendersi la responsabilità dia un significato più profondo al loro lavoro e alla loro vita. Benvenuti in questo mondo.» Sergio Marchionne
- Nel corso della lectio magistralis tenuta durante il Conferimento della Laurea ad Honorem in Ingegneria Gestionale presso il Politecnico di Torino il 27 maggio 2008[4], Sergio Marchionne ha presentato in maniera lucida e senza troppi giri di parole la personale visione della leadership. A suo modo di vedere i leader:
- hanno il coraggio di sfidare l’ovvio, di esplorare, di percorrere strade non battute. Rompono gli schemi per superare quanto già raggiunto dalla concorrenza, facendo cose che altri non hanno ancora fatto
- sono uomini e donne che rispettano gli altri, che sanno agire perché comprendono il contesto sociale nel quale vivono, operano e lavorano. Agiscono con rapidità ma sanno ascoltare gli altri
- sono affidabili (nel senso che mantengono sempre le promesse), ma che non fanno promesse che non sono in grado di mantenere
- sono motivati, tenaci, fiduciosi in sé stessi e nei loro collaboratori
- non esitano dinanzi le responsabilità e hanno una capacità straordinaria di disegnare collaborazioni creative all’interno delle loro squadre
- non sono nient’altro che strumenti di cambiamento. Agiscono con chiarezza, coerenza, si battono per i valori e i principi forti, sono in grado di trascinare la squadra verso il raggiungimento di un obiettivo.
«Essere leader è un grande privilegio … per cui bisogna meritarselo. È necessario essere un esempio costante per i propri collaboratori, sempre e comunque. In tutte le situazioni i propri collaboratori devono vedere nel leader il più naturale punto di riferimento cui ispirarsi!» Sergio Marchionne
RIASSUMENDO
Provando a riassumere la leadership destrutturata di Marchionne, possiamo affermare che essa:
- si fonda sul pensare diversamente, sull’avere il coraggio di cambiare con senso di responsabilità. Si adatta ai ‘tempi di guerra’, ai periodi burrascosi, ovvero quando ci sono tante cosa da sistemare. Lo stile di Marchionne è probabilmente tra i meno adatti ai tempi di pace
- ricerca il miglioramento continuo come parte integrante della cultura personale e aziendale
- guarda sempre avanti migliorando costantemente i risultati e la qualità dei prodotti e servizi resi
- è capace di ipnotizzare il pubblico con un linguaggio asciutto, diretto, pungente, estremamente efficace, in grado di entrare in sintonia diretta con le persone e che sa lasciare il segno
- sa immaginare e prevedere il futuro perché vuole anticipare i concorrenti ogni qual volta le condizioni di mercato si apprestano a cambiare
- è uno strumento, è un vettore di cambiamento
- è poco interessato alla forma e molto alla sostanza! Era solito ripetere: «I have zero tollerance for bullshits – Non ho alcuna tolleranza per le stronzate!».
La privacy è per lui un’ossessione. «La mia vita privata è privata. Stop! Nessuno ha il diritto di conoscere i fatti miei.» Basti pensare che non verrà fornita una dichiarazione ufficiale sulla causa della sua morte, sulla natura della sua malattia. Nonostante fosse malato da un anno nessuno ne era a conoscenza, nemmeno i suoi collaboratori più stretti che trascorrevano più di 12 ore al giorno con lui!
«I leader, i grandi leader, sono persone che hanno una capacità fenomenale di disegnare e ridisegnare relazioni di collaborazione creativa all’interno dei loro team.» Sergio Marchionne
Alla domanda: «ne vale la pena fare tutto ciò che sta facendo sacrificandosi così tanto?» rispondeva più o meno in queste termini: «vorrei che sulla mia lapide ci fosse scritto che quest’uomo ha fatto la differenza – he made a difference!»
COSA MARCHIONNE NON È RIUSCITO A REALIZZARE
Nonostante Marchionne fosse ambizioso, testardo, determinato non è riuscito a realizzare tutto quanto avrebbe voluto. In particolare, non gli riuscì di:
- fondere FCA con General Motors per creare il primo gruppo automobilistico al mondo
- far tornare la Ferrari a vincere un mondiale di Formula 1 (la sua ultima grande ossessione!)
«Vincere in Formula 1 è un traguardo non negoziabile. Voglio seguire lo stesso schema adottato in FCA, eliminando le gerarchie e puntando sulle persone interne all’azienda che sono disposte a dare l’anima per noi.» Sergio Marchionne
- azzerare il debito e triplicare l’utile del gruppo per permettergli di esprimere tutto il suo potenziale e per farlo trovare pronto quando, le fusioni nel mercato dell’industria automobilistica, avranno luogo
- creare una società di consulenza manageriale per aiutare altre imprese a ‘mettere a posto le cose’
- insegnare all’università
«Ogni atto di creazione è, prima di tutto, un atto di distruzione!» Pablo Picasso
IL CAMBIAMENTO
Prima di consigliarvi alcuni video illuminanti di Marchionne, leggiamo questa profonda considerazione sul cambiamento e sugli italiani:
«Noi italiani siamo da sempre il Paese dei gattopardi. A parole vogliamo che tutto cambi, ma solo perché tutto rimanga com’è. Il punto è che se non cambiamo atteggiamento, tutti quanti – collettivamente e ognuno come singolo – andremo sempre più in basso. Ognuno di noi, ogni individuo, deve farsi un esame di coscienza e decidere qual è il tipo di cambiamento che vuole: il proprio o quello degli altri. Nel farlo, dobbiamo essere consapevoli che il primo richiede sacrifici, coraggio e senso di responsabilità nel costruire l’Italia che vogliamo. L’altro, invece, ci relega al ruolo di spettatori e condanna la società italiana e il futuro del Paese a quello di vittima.»[5] Sergio Marchionne
DA VEDERE, ASCOLTARE E RIASCOLTARE!
A conclusione di questa maratona sulla leadership destrutturata di Marchionne troverete alcuni interventi pubblici che mi hanno particolarmente ispirato. Vi consiglio di trovare il tempo per guardarli … anche singolarmente … anche più volte … perché ne vale davvero la pena! Il sentire la sua voce e il guardare il suo para-verbale trasmette profonda emozione e regala insegnamenti unici. E poi contengono contenuti di più ampio respiro rispetto a quelli presentati nell’articolo! Buona visione!
Qui Sergio Marchionne, davanti agli studenti del Politecnico di Torino (a partire dal minuto 36), offre una bellissima testimonianza della sua carriera professionale regalando degli insegnamenti memorabili sulla leadership.
Queste le parole che ha voluto donare agli studenti al termine del suo intervento:
« […] Voi avete la grande occasione di mettere quello che siete, i vostri sogni e le vostre qualità in questo progetto, per creare un domani esattamente come lo volete.
La forma e il significato della società del futuro dipenderanno dai vostri ideali, dal vostro modo di pensare e di agire; ognuno di voi può contribuire a creare una società migliore: questa è la vera sfida che ci aspetta.
L’uomo che segue il proprio comodo è condannato a vivere in una prigione che si è costruito da solo, dove i muri sono troppo alti e troppo spessi per far passare l’aria o vedere la luce; chi guarda solo a sé stesso non sarà mai una persona libera, perché non avrà altro spazio se non quello limitato e fragile di uno specchio.
La vera libertà esiste solo nell’impegno; e penso che questo sia anche il senso del titolo del vostro Meeting, che richiama molto da vicino quello che lo stesso Hegel disse sulla natura umana: «Nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione». Credo che sia anche l’unico modo per trovare una realizzazione personale e dare un significato più profondo alla nostra vita. Nel seguire la propria strada, la responsabilità di ogni individuo, di ognuno di noi è enorme.
Circa cinquecento anni fa, Nicolò Machiavelli ci ha offerto questo spunto: «Il ritorno al principio è spesso determinato dalla semplice virtù di un uomo; il suo esempio ha una tale influenza che gli uomini buoni desiderano imitarlo e quelli cattivi si vergognano di condurre una vita contraria al suo esempio».
Se c’è un segreto nella Fiat di oggi è proprio questo: abbiamo avuto la capacità di costruire un’azienda di uomini e di donne di virtù; sono persone che sentono il peso della responsabilità di ciò che fanno, che agiscono con decisione e con coraggio e che non si tirano indietro quando si tratta di dare il buon esempio. Sono persone che sanno che solo una condotta morale può assicurare merito e dignità a qualunque risultato.
Questo è l’augurio con cui vorrei lasciarvi: a prescindere dalla strada che sceglierete auguro a ognuno di voi di diventare come la persona descritta da Machiavelli, uomini e donne di virtù.
Grazie a tutti per l’attenzione.»
Una bellissima intervista in cui Marchionne parla del mercato del lavoro, della crisi finanziaria e di tanto altro ancora, con la solita schiettezza e sincerità.
“Qualche ragione c’è se gli investimenti esteri sono ancora così bassi. E queste ragioni si chiamano burocrazia, servizi, infrastrutture, tasse e costi di gestione. Dalla mia esperienza personale, ho visto che i vincoli burocratici alla fine proteggono aziende inefficienti, aziende che non hanno prospettive di sviluppo e nella maggior parte dei casi scaricano i costi sui clienti.” Sergio Marchionne
Conosciutissimo intervento in cui parla, tra l’altro, dei suoi primi giorni di permanenza in FIAT. Da non perdere!
Vi consiglio di soffermarvi sui primi minuti del suo intervento dove riporta una bellissima poesia di Charles Osgood:
«Ognuno, Qualcuno, Ciascuno e Nessuno.
C’era un lavoro importante da fare e a Ognuno fu chiesto di farlo.
Ognuno era sicuro che Qualcuno lo avrebbe fatto.
Ciascuno poteva farlo, ma Nessuno lo fece.
Qualcuno si arrabbiò, perché era il lavoro di Ognuno.
Ognuno pensò che Ciascuno poteva farlo, ma Nessuno capì che Qualcuno non l’avrebbe fatto.
Finì che Ognuno incolpò Qualcuno, Nessuno fece ciò che Qualcuno avrebbe potuto fare.»
Charles Osgood.
Così concludeva il suo intervento:
«Per quanto riguarda la mia ambizione nella vita è sempre stata e rimarrà molto semplice: quando vado a dormire la notte, dovunque mi trovi, a qualunque ora sia, mi faccio una sola, semplice domanda: sono riuscito a migliorare le cose rispetto a come le ho trovate al mattino? E se ho fatto tutto il possibile per proteggere e migliorare il benessere della nostra gente. Tutto qua. Ma è esattamente questa semplicità di obiettivo che fa della leadership una vocazione nobile. Così a voi auguro la stessa cosa che auguro a me stesso ogni giorno: di essere in grado di rispondere “sì” a questa domanda il più spesso possibile, nei vostri sforzi futuri. Grazie di cuore per l’invito di oggi.» Sergio Marchionne
Queste le parole a conclusione del suo intervento dedicato agli studenti presenti in aula:
«Il viaggio alla scoperta di sé può essere pieno di mille insidie, ma dovrete compierlo in autonomia, senza evitare gli ostacoli.
Cercate da soli la vostra strada, cambiatela tutte le volte che volete, seguite i vostri sogni.
Non lasciate che l’educazione, le abitudini, i vostri stessi preconcetti diventino una prigione.
Abbiate sempre il coraggio di cambiare voi stessi – le vostre idee, il vostro approccio, il vostro punto di vista – perché è l’unico modo per cambiare le cose che non vanno e per migliorare la vostra vita e quella di tanti altri.
E mentre cercate la vostra strada, tenente a mente chi volete diventare.
Pensate a quale impronta volete lasciare, a quale differenza volete fare, rimanete ambiziosi nei vostri obiettivi, perché rassegnarsi a una vita mediocre non vale mai la pena.» Sergio Marchionne
Qui Marchionne esordisce definendo caotico il suo percorso di studio e parla della sua vita professionale continuamente cambiata e rimessa in discussione.
Voglio concludere questo articolo con un video pubblicato da Michele Orazio Giannone sul suo canale YouTube nel quale propone le 5 regole di Sergio Marchionne per avere successo:
- rompi gli schemi
- trova la tua passione
- persegui obiettivi nell’incertezza
- fai le cose e falle bene
- migliora il posto in cui vivi
[1] Tommaso Ebhardt, Sergio Marchionne, Pickwick, Milano, 2019, pag. 289.
[2] Tommaso Ebhardt, Sergio Marchionne, Pickwick, Milano, 2019, pag. 157.
[3] Tommaso Ebhardt, Sergio Marchionne, Pickwick, Milano, 2019, pagg. 157-158.
[4] Laurea ad Honorem in Ingegneria Gestionale, assegnatagli “per la lunga e prestigiosa attività manageriale a livello internazionale”, da 59’14’’ a 1h 00’ 40’’.
[5] Tommaso Ebhardt, Sergio Marchionne, Pickwick, Milano, 2019, pag. 186.
Leo, ti ringrazio per il tuo pensiero su una tematica di estremo interesse per chi si trova a essere a capo di una organizzazione. Trovo la tua analisi di Marchionne efficace. La sua leadership è sicuramente atipica soprattutto se si innesta in un contesto italiano. Una caratteristica che hai ben messo in evidenza nell’articolo che ha contraddistinto l’operato di Marchionne è il coraggio di cambiare e innovare. Mi piace anche la vena “artistica” da un lato e il principio dell’esempio machiavellico dall’altro. Caratteristiche che trovo anche nell’innovatore per eccellenza del mondo odierno: Elon Musk. Quest’ultimo sta influenzando e spingendo l’umanità verso nuovi orizzonti in molti settori tecnologi, grazie alla sua capacità di sintetizzare in se stesso pensiero innovativo e capacità di veicolarlo efficacemente. Sarebbe interessante avere da te una analisi sulla sua leadership e magari provare a metterla a confronto con quella dello stesso Marchionne.
Caro Valerio,
che piacere leggerti nei commenti
Le tue considerazioni meritano un approfondimento.
Marchionne è stato un leader che ha fatto la differenza, un visionario, un instancabile condottiero, che ha dimostrato di saper mettere a posto le cose!
Anche Musk è un visionario, un creativo, uno che sta facendo la differenza!
Non ti prometto nulla ma mi piacerebbe approfondire la leadership di Musk.
Grazie ancora e alla prossima!
Un caro saluto,
Leo
Buongiorno Leo, grazie per questa condivisione di idee e di tempo.
Quello che hai tinteggiato è un originale ritratto di un pezzo di storia industriale italiana; merce che purtroppo sta diventando sempre più rara.
Mi vorrei soffermare su due aspetti che secondo me sono il fulcro del concetto di Leadership: “un leader è tale grazie ai propri collaboratori. Il rispetto per gli altri è fondamentale. (…) dovunque mi trovi, a qualunque ora sia, mi faccio una sola, semplice domanda: sono riuscito a migliorare le cose rispetto a come le ho trovate al mattino? E se ho fatto tutto il possibile per proteggere e migliorare il benessere della nostra gente.”
Io sono del parere che il leader deve essere in grado di creare valore, proteggere e migliorare il benessere del suo ecosistema. Se è vero che chi comanda è solo, poichè la responsabilità non è condivisibile, è anche vero che la leadership non è un conferimento di autorità, bensì una manifestazione di autorevolezza, credibilità ed essenza (saper essere).
Non è facile, perchè bisogna prima fare un grande lavoro di esercizio di leadership su se stessi, sfidando quelli che Blanchard, Fowler e Hawkins hanno descritto nel loro libro come “preconcetti limitanti”: convinzioni basate su esperienze che abbiamo vissuto in passato, che limitano le esperienze che possiamo fare nel presente e nel futuro.
Grazie a te caro Carlos!
Concordo su questa visione nostalgica della leadership, quasi servile nei confronti dei propri collaboratori che suscita tanto spirito di emulazione e rispetto nei confronti di chi si dedica anima e corpo alla sua gente! Mi piace l’idea che il leader debba creare valore, proteggere la propria squadra e saper essere!
Il lavoro su stessi è fondamentale e, probabilmente, anche il più faticoso e difficile da portare avanti!
Da approfondire sicuramente il tema dei “preconcetti limitanti”!
Grazie ancora per questi interessanti spunti di riflessione che torneranno utili a tanti lettori e che fungeranno da grimaldello per la revisione dell’articolo!
Alla prossima,
Leo
Caro Leo,
ho letto con molto interesse il tuo articolo che oltre ad accrescere la mia conoscenza su una figura italiana di eccellenza internazionale, mi ha fornito molti spunti di riflessione su quali sono le principali qualità che dovrebbero caratterizzare un buon leader, indipendentemente dalla tipologia di organizzazione in cui esercita il proprio ruolo. Ho particolarmente apprezzato la visione di MARCHIONNE sull’importanza che un leader sia animato da una forte passione e da una “dannata” determinazione nel perseguimento degli obiettivi, ricercando il cambiamento, l’ordine delle cose e il miglioramento rispetto al “giorno prima”, rompendo gli schemi (thinking out of the box) e – quando necessario – ricorrendo all’improvvisazione, senza tuttavia eccedere nell’egocentrismo facendo prevalere gli interessi individuali a quello collettivi, ma piuttosto “investendo” sui propri collaboratori “stimolandoli” e “motivandoli” con una comunicazione efficace ma anche con l’ascolto.
Altro aspetto degno di considerazione, è l’impatto negativo dell’eccessiva burocrazia che rallenta, se non impedisce del tutto, il perseguimento degli obiettivi dell’organizzazione.
Un carissimo saluto!
Caro Giuseppe,
grazie per il tuo commento.
Hai colto l’essenza dell’articolo … non avrei potuto fare di meglio!
Grazie ancora!
Un caro saluto anche a te!
Leo
Da abruzzese d’origine (vivo fuori dall’Abruzzo da diversi anni) mi ha molto incuriosito il tuo articolo sia perché riferito a un grande abruzzese “contemporaneo” sia perché il personaggio Marchionne ha fatto molto parlare di se, nel bene e nel male, in ambito industriale che è il settore in cui lavoro.
Leggendo l’articolo e le dichiarazioni di Marchionne mi ha molto colpito la correlazione tra libertà e impegno.
Per noi abruzzesi la fatica (l’impegno) è la via per la rettitudine che può anche essere una peculiarità del leader. Confesso di non essere esperto come te sul tema della leadership ma la caratteristica della fatica come via di rettitudine la ritrovo in molti abruzzesi che forse hanno sviluppato nei secoli tale attitudine nella costante convivenza con una natura bella ma anche impegnativa.
Prendendo a riferimento un altro celebre abruzzese, Ignazio Silone, in diversi suoi romanzi ritrovo questa caratteristica dell’impegno e della fatica che sostanzialmente è una delle 5 regole riportate (fai le cose e falle bene) per il successo.
Chissà se Marchionne ha ereditato questa caratteristica dai suoi geni abruzzesi e dalla sua infanzia vissuta a Chieti.
Grazie Rudi per l’originale commento.
Sicuramente l’ostinazione è una delle virtù più importanti del Marchionne leader.
Trovo particolarmente interessante l’accostamento a Ignazio Silone. Merita un approfondimento che conto di fare più avanti quando rivisiterò l’articolo. A questo punto perché non trovare anche qualche analogia anche con Gabriele D’Annunzio! Ma anche questo sarà oggetto di successive disamine!
Grazie ancora Rudi per gli interessanti spunti di riflessione di cui beneficeranno tutti i lettori!
A presto,
Leo
Caro Leo, ho letto con molto interesse il tuo articolo e innanzitutto ti faccio i complimenti poiché non era facile riassumere una vita straordinaria come quella di Marchionne in poche parole, toccando in particolare gli aspetti più importanti che ne hanno fatto un manager e leader di fama mondiale, nonché orgoglio italiano. Ho avuto la fortuna di conoscere Marchionne quando ero un ragazzino ma lui era già un manager affermato (lavorava all’epoca per una compagnia aerea Svizzera). La sua vita e le sue parole offrono diversi spunti di riflessione agli appassionati di leadership e di problem solving ed è impressionante quanto siano ancora estremamente attuali molte sue riflessioni, soprattutto quella che riporti nel tuo articolo relativamente al cambiamento. Mi auguro in futuro che la figura di S. Marchionne venga studiata in tutti quei percorsi formativi il cui obiettivo è quello di formare leader. Un caro saluto!
Grazie Ivan per aver commentato.
Le parole di Marchionne offrono tantissimi spunti di riflessione a tutti noi, e lo faranno per tanto tempo ancora!
Siamo inondati di studi e manuali di leader stranieri. Con un po’ di orgolio e di sana follia sto cercando di dare la giusta visibilità ad un capitano d’industria italiano dei tempi nostri.
Concordo sul fatto che la leadership vada insegnata ed allenata. Va fatto soprattutto a beneficio di coloro che hanno il grande onore di guidare donne e uomini nelle organizzazioni d’appartenenze, siano esse pubbliche che private. E lo stile di leadership di Marchionne deve far parte di questi insegnamenti.
Ti auguro una buona serata,
Leo
Leo, ho letto il tuo articolo. Ho trovato un impeccabile ritratto di colui che considero uno dei migliori top manager che l’Italia abbia mai avuto. Durante una sua conferenza rimasi affascinato dalla figura umana e soprattutto da quella del professionista che finalmente riconosceva nella sostanza più che nella forma l’essenza ed il valore dei risultati. Senza dilungarmi sull’elogio del professionista Marchionne che hai già ampiamente analizzato nel tuo articolo, passo a darti i miei contributi di pensiero. In primo luogo ti chiedo un chiarimento, che peraltro ho già notato essere stato fatto da un altro commentatore , ovvero perchè definisci la leadership di Marchionne destrutturata? Non ho mai incontrato questo tipo di definizione negli stili di leadership e l’unica cosa a cui posso associarla dalla tua descrizione è forse il suo rompere gli schemi. Un’altra osservazione che mi viene da fare, molto personale, è: La Leadership è il fine o il mezzo? Molto spesso, da leader possiamo essere tentati di idealizzare la capacità di leadership come il fine ultimo della nostra breve permanenza su questa terra. Non tutti devono/possono essere leader e non bisogna essere per forza leader per cambiare il mondo o anche solo migliorarlo. A mio avviso, una vita leadership-centrica rischia forse di farci vivere male. Come diceva Marchionne, la sera ci si deve chiedere cosa si è fatto di buono per cambiare il mondo. Nel mio piccolo, considero cose piccole (la prima fesseria che mi viene in mente è fare la raccolta differenziata), già un ottimo esempio di come un essere umano possa fare la sua parte. E se la vera leadership è quella che rompe gli schemi, che è veloce nell’adattarsi, che sa cambiare, siamo sicuri che sia necessario incastonarla in definizioni, stili o dottrine?
Caro Carmine grazie per aver voluto condividere con tutti i lettori le tue interessanti riflessioni.
La leadership di Marchionne è a mio avviso destrutturata perché strettamente connessa, appunto, a uno dei significati del verbo destrutturare: “scomporre una struttura negli elementi che la costituiscono per avviarne una riorganizzazione”. Orbene mi viene naturale associare le continue riorganizzazioni al comportamento di ‘Marchionne capitano d’aziende’: mettere a posto le cose, rompere gli schemi pre-costitutiti e farsi promotore del cambiamento continuo e di gruppi di lavoro creativi.
La leadership è un fine o un mezzo? Bella domanda. Per me si avvicina più a un mezzo che a un fine. Leggendo la visione del mio blog si comprenderà meglio come immagino la leadership:
“Mi piace associare l’idea di LEADERSHIP ad una freccia che accoglie al proprio interno tutte le risorse organizzative valorizzandole nella loro diversità.
Questa freccia è orientata verso il sole, proprio a indicare la direzione che il gruppo dovrà seguire e l’obiettivo da raggiungere.
Il LEADER è solo uno degli elementi che compone questa freccia.
È quello che orienta, che valorizza le diversità, che influenza le dinamiche del gruppo, che ispira le risorse assegnate con azioni e comportamenti finalizzati all’assolvimento della missione.
Ma è anche colui che si lascia permeare dalle idee e dai modi di fare dei propri collaboratori e dell’organizzazione stessa, nella sua interezza.
È un influenzarsi reciprocamente nel co-creare una realtà alla quale in tanti vorrebbero appartenere!”
Concordo sul fatto che ogni tentativo di definizione univoca della leadership non può che naufragare. Proporre diverse definizioni e parlare di differenti stili di leadership è forse la scelta migliore. In fondo siamo nel campo delle scienze sociali e non in quello delle scienze esatte!
Ancora grazie Carmine!
Ciao Leo, ho letto con interesse l’articolo e visionato i link proposti. Rende perfettamente l’idea di chi fosse e del perché la sua impostazione ha avuto successo nell’ambito aziendale ma anche perché nel nostro paese non si riesce a seguirla: troppa fatica, ci mancano le basi per l’assunzione di quella responsabilità personale dalla quale tutte le idee di Marchionne muovono.
Ovviamente per chi è interessato alle varie forme di leadership di tratta di un personaggio mitologico ma se c’è una cosa di fondo che traspare nell’articolo, anche se non viene mai esplicitata, è: ecco questa è la strada da seguire! Quindi se questo è il tuo pensiero l’articolo raggiunge perfettamente l’obiettivo, persino col rischio di essere leggermente agiografico.
Sono sicuro che ti darà lo spunto per ulteriori riflessioni, due mi vengono in mente subito. L’importanza di quella responsabilità personale di cui parlavo prima, che muove tutto, non solo chi la leadership la deve esercitare ma anche qualunque soggetto che faccia parte di qualsiasi aggregazione, la formazione di questa consapevolezza, laddove non ci sia (e da noi latita parecchio) diventa quindi un compito essenziale del leader. La seconda riflessione è che per arrivare ad avere la visione e le capacità inventive e di ribaltamento delle cose che auspica, non è sufficiente aver studiato e ottenuto specializzazioni, è necessario essere culturalmente preparati a tutto campo non solo nel proprio settore. Per avere quello spirito e quel fuoco interiore è necessario essere stati sempre culturalmente curiosi di tutto, arte, letteratura, sport, sociologia, fisica, ecc. aver sempre divorato e acquisito qualsiasi cosa che passasse sottomano. Senza saper distinguere il gotico dal romanico – è ovviamente un esempio per rendere l’idea – quelle impostazioni non possono penetrare né stimolare davvero.
Infine una cosa che ci si chiede ma non viene spiegata, perché questo tipo di leadership viene definita destrutturata?
Ho scritto tutto di getto, quindi può darsi che ci siano delle incongruenze in questo feedback ma spero possa comunque essere utile.
Caro Franco,
grazie per aver condiviso con noi queste importanti riflessioni.
Sì, il suo è uno dei possibili stili di leadership da seguire. Come hai ricordato tu occorre avere questi pre-requisiti: volersi assumere questa grande responsabilità, essere disposto a sacrificarsi tanto ed essere culturalmente preparati a tutto campo.
Marchionne era uno che impressionava, che metteva a posto le cose e che faceva la differenza!
Alla prossima,
Leo
Come sempre molto interessante la lettura di una analisi basata su persone, eventi e fatti concreti, reali che stimolano la personalità di chi legge.
Ho avuto il piacere di assistere dal vivo ad una sua conferenza tenuta mentre aĺcuni giovani cadetti dell’accademia militare di Modena erano seduti di fronte a quest’uomo semplice, quieto nel parlare ma abilissimo nel pensare. Dopo aver assistito a tante conferenze di ogni genere, se ancora oggi ricordo quel giorno vuol dire che ha comunque suscitato interesse e mi è rimasto impresso…seppe in quella circostanza sintetizzare l’importanza della leadership, per quei giovani allievi che in un breve futuro avrebbero sicuramente dovuto comprenderne il significato ed adottare il miglior metodo per poterla mettere in atto. Un esempio, un genio, ma soprattutto un grande uomo, almeno per quanto io ne possa saperne di lui.
Caro Carlo,
grazie per aver condiviso la tua esperienza con tutti i lettori.
Non mi stancherò mai di ripetere che la condivisione di idee e pensieri è sempre motivo di accrescimento reciproco. Mi sarebbe piaciuto assistere a una sua conferenza dal vivo!
Alla prossima,
Leo
Leo articolo molto interessante, come sempre. Mi permetto di evidenziare alcuni aspetti. Marchionne era un fuoriclasse/genio e la sua leadership, semplicemente, non è riproducibile e porterebbe al fallimento se imitata pedissequamente. Alcuni aspetti sono comunque centrali e applicabili sempre: ricerca della qualità, superamento, perseveranza, creatività, onestà e rispetto. Altri sono pericolosi per il leader inesperto come il destrutturare le gerarchie per puntare alle persone motivate o la continua ricerca del cambiamento.
Grazie per il commento Errico.
Sempre molto centrate e di sostanza le tue osservazioni che condivido. L’imitazione pedissequa non funziona perchè, nelle scienze sociali, non ci sono ricette universali, applicabili a chiunque e a qualsiasi situazione.
Lo stile di leadership alla Marchionne ha funzionato sulla sua persona, nel suo tempo e all’interno delle organizzazioni che si è trovato a guidare.
Lo scopo di questi articoli è stimolare la riflessione, mostrare modelli di leadership che hanno funzionato in determinate situazioni e che hanno prodotti importanti risultati. Sta ad ogni leader trovare la sua personale ricetta … ed è proprio qui che si annida la sfida più difficile da affrontare ma che, probabilmente, è anche la parte più accattivante e stimolante della vita da leader!
Alla prossima,
Leo