IL VENTO E LO STENDARDO[1]

 

In una bella giornata di primavera, un vecchio monaco si accingeva a rientrare dalla sua passeggiata meditativa.

Il clima era perfetto, né troppo caldo né troppo freddo, l’ideale per favorire la rinascita della natura e la serenità dello spirito.

Soltanto una brezza leggera agitava delicatamente le verdi foglie sugli alberi.

Quando il vecchio monaco fu nei pressi del portone del monastero, sollevò il capo e rivolse lo sguardo al vessillo che, posto in cima alla più alta torre dell’edificio, era agitato dal vento.

Due giovani monaci erano intenti ad osservare a loro volta lo stendardo e a discutere.

Uno di loro dichiarò: «Lo stendardo si muove».

«No, è il vento che si muove», ribatté il secondo.

«Secondo i principi della saggezza, quel che conta è ciò che vediamo davanti a noi, lassù, in questo preciso momento. E noi vediamo che lo stendardo si muove. Questa è la realtà».

«Nient’affatto», rispose l’altro, «la tua idea è sbagliata. Il movimento dello stendardo è legato alla presenza del vento. Questa è la realtà al di là dell’apparenza».

«Ma l’esistenza del vento è soltanto un’ipotesi», s’arrabbiò l’altro monaco. «Lo stendardo si muove, questa è l’evidenza!».

«No, la tua è mera speculazione, sei vittima di un’illusione».

«Non è vero!».

«Sì, invece … ».

Gli animi dei due monaci si scaldarono e quella che aveva avuto inizio come una semplice conversazione sfociò in una vera e propria lite.

I due alzarono sempre di più i toni ed erano sul punto di venire alle mani quando, all’improvviso, si accorsero della presenza del vecchio saggio.

Questi li osservava da una certa distanza, il volto impassibile.

I monaci, pentiti di essersi accalorati a tal punto, si rivolsero a lui e con profondo rispetto gli chiesero: «Maestro, puoi risolvere la nostra diatriba? È lo stendardo che si muove o è il vento?».

Il vecchio monaco rimase per un istante in silenzio poi rispose con calma: «Né l’uno né l’altro, bensì la vostra mente».

L’unico vero viaggio … consisterebbe … nell’avere altri occhi, nel vedere l’universo con gli occhi di un altro.” Marcel Proust

PROBLEMA DI PERCEZIONI

Questa è la tipica storia che può essere compresa solo approfondendo il tema delle percezioni che contraddistingue ognuno di noi.

Per secoli scienziati e filosofi hanno cercato di capire cosac’è la fuori“. La cosa in sé è un’illusione o è vera? La risposta fornita dalle neuroscienze è che questa cosa è un’illusione perché noi non vediamo la realtà. La spiegazione sta nel fatto che il nostro cervello si è evoluto non per guardare la realtà ma per fare dell’altro … il 90% delle nostre connessioni neuronali è costituito da una fittissima e sofisticatissima rete interna incessantemente impegnata a dare un senso a tutte le informazioni che provengono dall’esterno. Solo il 10% si occupa della visione. Il ‘dare un senso‘ va inteso come la costruzione di un modello del mondo che ci consente di sopravvivere. Costruiamo questo mondo intorno a noi che ci appare reale perché ci è utile anche se non è la realtà. Le informazioni che ci giungono dall’esterno, una volta intercettate dai nostri sensi, significano ancora poco. Il discorso cambia quando il nostro cervello (con il 90% delle nostre connessioni neuronali), attraverso le percezioni, ci presenta la nostra realtà.

Non vediamo la realtà. Vediamo soltanto quello che in passato era utile vedere.” Beau Lotto

Dobbiamo immaginare la percezione simile alla lettura di una poesia: siamo noi ad assegnare delle possibili interpretazioni alle parole usate dall’autore. Ed è ciò che inconsapevolmente facciamo anche quando leggiamo dei libri. Assegniamo dei significati e delle interpretazioni che spesso vanno al di là delle parole o del pensiero dell’autore.

La percezione altro non è se non un arco riflesso, una risposta neurale autonoma e involontaria, non diversa dal riflesso patellare, quello che ci fa estendere la gamba quando un medico ci colpisce con un martelletto il tendine rotuleo del ginocchio.”  Beau Lotto

Beau Lotto nel suo saggio “Percezioni. Come il cervello costruisce il mondo“, usando le scienze percettive, ci mostra come sfruttare questa consapevolezza della differenza tra percezioni e realtà per sviluppare creatività in tutti i campi della propria vita. Un libro illuminante e davvero molto molto interessante di cui torneremo sicuramente a parlare più avanti perché merita di essere approfondito.

Per comprendere la percezione umana dobbiamo anzitutto essere ben consapevoli del fatto che tutte le informazioni, in sé e per sé, sono insignificanti.” Beau Lotto[2]

Questo bellissimo racconto breve, proposto da Catherine Rambert nel suo saggio ‘Piccola Filosofia di chi desidera arrivare in alto. Pensieri e meditazioni per realizzare le nostre ambizioni giorno per giorno, mi ha fatto molto riflettere sull’importanza dei punti di vista quando si osserva un fenomeno. Quando ci confrontiamo con problemi complessi nel campo sociale, dobbiamo essere consapevoli che non esiste un’unica soluzione, una sola verità. Sovente le realtà osservabili sono molteplici e, molto più spesso di quello che pensiamo, risentono fortemente del punto di vista adottato per osservarli.

Se modifichiamo il nostro ambiente, modifichiamo il nostro cervello!” Beau Lotto

Ogni volta che mi trovo a disquisire, ripenso a questa storia e mi sforzo di immedesimarmi nei panni altrui. Cerco di comprendere il punto dal quale sta osservando l’oggetto del nostro confronto. Spesso mi ripeto: «Non è che abbiamo ragione entrambi?». Sforziamoci sempre di capire da quale punto sta osservando il fenomeno il nostro interlocutore!

 

VI VA DI ESSERE I PROTAGONISTI DEL NOSTRO ESPERIMENTO?

L’incertezza è il problema per la cui soluzione il nostro cervello si è evoluto.” Beau Lotto

Oggi chiedo a gran voce la vostra partecipazione per promuovere un esperimento collettivo. Con esso intendo mostrare l’enorme potenzialità dell’intelligenza condivisa e di come questa sia di gran lunga superiore alla somma delle intelligenze dei singoli lettori.

Cosa intendo dire? Se ognuno di voi condividesse sul blog la propria interpretazione della storia ‘del vento e dello stendardo’, riusciremmo sicuramente ad interpretare meglio le nostre diverse percezioni sul medesimo fenomeno osservato e analizzeremmo collettivamente il problema facendolo emergere in tutte le sue sfaccettature.

Che ve ne pare? Vi va di dedicare a noi lettori del blog qualche minuto del vostro tempo? Avete voglia di partecipare attivamente a questo esperimento riservando ad altri il ruolo di semplici spettatori?

Sono sicuro ci darà grandi soddisfazioni e saprà insegnarci tante cose nuove.

Vi aspetto allora e … ricordiamo di non porci limiti!

 

P.S.: cosa leggete tra le righe qui sotto?

CH   C  SA  S  ATE       G      NDO[3]

 

 

[1] Catherine Rambert, Piccola Filosofia di chi desidera arrivare in alto. Pensieri e meditazioni per realizzare le nostre ambizioni giorno per giorno, Gruppo Editoriale Armenia S.p.A., Milano, 2007, pagg. 93-94.

[2] Beau Lotto, Percezioni. Come il cervello costruisce il mondo, Bollati Boringhieri, Torino, 2017, pagg. 54 – 55.

[3] Beau Lotto, Percezioni. Come il cervello costruisce il mondo, Bollati Boringhieri, Torino, 2017, pag. 121.