Indiani Apache, Rotonde stradali: quali insegnamenti per leadership e organizzazioni?
«Solo dopo che l’ultimo albero sarà abbattuto, solo dopo che l’ultimo lago sarà inquinato, solo dopo che l’ultimo pesce sarà pescato, Voi vi accorgerete che il denaro non può essere mangiato.» Toro Seduto, capo della tribù dei Sioux
Indiani Apache e Rotonde stradali: un’introduzione
Da quando è in rete il blog “Alleniamociallaleadership!” abbiamo affrontato in tre diverse occasioni il rapporto che intercorre tra leadership e auto-organizzazioni.
«È meglio avere meno tuono in bocca e più fulmine nella mano.» Apache
Con il primo articolo introducevamo il tema delle auto-organizzazioni e la stretta relazione che intercorre con il leader, chiamato a comprendere e sfruttare al meglio l’opportunità offerta da questa nuova realtà organizzativa.
Nel secondo articolo analizzavamo gli insegnamenti che Skype, Wikipedia e Internet (auto-organizzazioni per eccellenza) offrivano ai leader!
Nell’ultimo articolo, invece, gli insegnamenti giungevano dalle termiti e dai termitai!
Oggi vogliamo evidenziare cosa hanno gli Indiani Apache e le Rotonde stradali da insegnare ai leader. Nel farlo ci avvarremo delle chiavi interpretative che le auto-organizzazioni offrono.
Indiani Apache[1]
«La vita è come un ponte, puoi attraversarla ma non costruirci una casa sopra.» Proverbio dei Sioux
Prima di guardare agli Apache dal punto di vista organizzativo, vi invito a guardare questo interessante documentario sugli Indiani del Nord America curato da Enzo Biagi. Piuttosto lungo (45′) ma molto interessante!
Indiani Apache: occorre tornare indietro di quasi cinque secoli nell’odierna città del Messico dove, Hernando Cortés, riuscì a soggiogare il locale sovrano Montezuma con la semplice minaccia di privarlo della vita ove non avesse ceduto potere e ricchezza, riservandosi di eliminarlo in un momento successivo. La perdita della massima autorità nazionale gettò l’Impero Azteco, molto gerarchizzato, nel caos cancellandone la plurisecolare esistenza nel giro di pochi anni di scompiglio.
Analoga sorte colpì l’impero degli Incas che si sciolse come neve al sole entro un anno dalla deposizione e uccisione dell’Imperatore.
La strategia scelta dagli spagnoli rispondeva a una logica di causa-effetto, di tipo ‘lineare’. Tuttavia questa s’infranse di fronte alla società ‘non lineare’ degli Apache stanziati nell’odierno Nuovo Messico. Questo popolo di cacciatori e raccoglitori eluse ogni sforzo dei Conquistadores di convertirli in agricoltori e al credo cristiano, opponendo un’accanita resistenza. Nonostante l’evidente inferiorità dal punto di vista tattico-operativo, gli Apache resistettero per due secoli grazie alla loro peculiare organizzazione sociale: potere politico distribuito e limitatissima centralizzazione. In pratica nessun Montezuma II o Atahualpa era presente, perché le funzioni d’indirizzo e coordinamento erano disimpegnate da numerosi Nan’tan (santoni, guide spirituali e culturali), privi di potere coercitivo ma grandi ispiratori di comportamenti ampiamente condivisi. In tal senso, diversamente dagli imperi ‘convenzionali’ dell’America Centrale, gli Apache non avevano un centro di vulnerabilità critica (assenza di leadership centralizzata) che potesse essere neutralizzato facendo ricorso a logiche di tipo lineari: l’uccisione di un Nan’tan non comportava effetti decisivi sull’intera comunità. Questo perché gli Apache erano strutturati in molteplici unità autonome che riuscivano a riorganizzarsi e rigenerarsi con estrema facilità, al pari di quanto avviene oggi giorno con i gruppi terroristici[2]. Dopo aver resistito con successo a spagnoli, americani e messicani, gli Apache persero le loro caratteristiche distintive quando gli americani regalarono del bestiame ai Nan’tan. Quest’ultimi vvenivani così privati dell’esclusiva ascendenza spirituale di fronte alla comunità, essendo stati fino a quel momento nullatenenti. Ciò determinò la graduale creazione di una struttura gerarchica, con la formazione di consigli tribali e la nascita degli inevitabili conflitti interni. La società vide la coesione erodersi rapidamente. Oggi gli indiani Apache, persa l’indipendenza di un tempo, vivono ormai ‘sconfitti’ nelle riserve del New Mexico, Arizona e Oklahoma[3].
«QUATTRO STRADE
Ci sono quattro strade che possono portarti dove vuoi andare.
La prima ti conduce dove ti manda il tuo primo pensiero.
Non è la strada giusta. Rifletti un poco.
Affronti allora la seconda.
Rifletti nuovamente ma non scegli ancora.
Finalmente, alla quarta riflessione tu sarai sulla strada giusta.
Così non rischierai più nulla.
Qualche volta, lascia passare una giornata prima di risolvere il tuo problema.»Diablo, Apache della Montagna Bianca
Rotonde stradali[4]
«Dobbiamo abituarci all’idea: ai più importanti bivi della vita, non c’è segnaletica.» Ernest Hemingway
Prima di descrivere il funzionamento delle rotatorie, vi consiglio di guardare il video di Gioele Dix intitolato “L’incubo dell’automobilista incazzato: le rotatorie!” Poco meno di 5 minuti di puro divertimento!
Rotonde stradali: altro esempio eloquente di auto-organizzazione. Facciamo riferimento alle cosiddette rotatorie che autoregolano il traffico stradale agli incroci. La loro efficacia supera di gran lunga i risultati ottenuti con qualsiasi installazione semaforica. Ciò si spiega essenzialmente con il fatto che gli utenti si organizzano autonomamente, osservando poche semplici regole. L’effetto regolatore dei semafori è sostituito dall’autoregolamentazione, in osservanza delle semplici regole del dare la precedenza. Un impianto semaforico tradizionale basa il suo funzionamento su un programma informatico che tenta di ottimizzare il flusso del traffico in un incrocio. Quando la circolazione è intensa in un senso di marcia, potrebbe verificarsi che nell’altra strada, con il semaforo verde, non ci sia nessuno a transitare. Ugualmente occorrerà aspettare il verde prima di impegnare l’incrocio. Nelle rotatorie, invece, la scelta di quando impegnare la rotonda, è lasciata al conducente che deve attenersi alla semplice regola: ‘dare la precedenza a chi ha già impegnato la rotonda’. Si è in presenza di un’auto-organizzazione che rende il traffico regolare, evita inutili attese, imbottigliamenti e code. Gli incidenti sono ridotti al minimo. Diversi studi hanno dimostrato infatti, che, sostituendo le lanterne semaforiche tradizionali con delle rotonde gli incroci più trafficati, teatri di gravi incidenti, siano diventati più sicuri e con meno imbottigliamenti. Anche in questo caso quindi si assiste al trionfo dell’auto-organizzazione.
Indiani Apache e Rotonde stradali: quali insegnamenti?
«La vita è un labirinto con migliaia e migliaia di bivi, uno dietro l’altro, e per ogni bivio ci sono almeno due vite possibili in attesa.» Luciano De Crescenzo
Voglio condividere con voi una prima serie di osservazioni.
- Studiamo le organizzazioni del passato. Questo, non con lo scopo di riproporre ciecamente vecchie strategie nella convinzione che funzioneranno anche in questa circostanza, ma perché vogliamo meglio comprendere il funzionamento del presente provando a disegnare il futuro delle organizzazioni.
- Poche e semplici regole possono determinare effetti di gran lunga superiori a quelli che si otterrebbero utilizzando nuovissime tecnologie e un numero infinito di leggi, regolamenti, norme, disposizioni interne e […] chi più ne ha più ne metta! Riflettiamo su quanto funzionano bene le rotatorie rispetto alle classiche lanterne semaforiche e sforziamoci di riproporre quest’idea in altri contesti organizzativi!
- Nelle auto-organizzazioni troviamo leader che non guidano nella concezione classica del termine. Ispirano invece all’azione, suscitano lo spirito di emulazione, ispirano comportamenti collettivi, creano consenso intorno all’organizzazione, determinano gruppi ai quali in tanti vorrebbero appartenere, indicano sogni collettivi da realizzare, sono catalizzatori di comportamenti condivisi!
- È davvero necessario decapitare i presunti vertici delle organizzazioni terroristiche per indebolirle e sconfiggerle? Si tratta di strategie basate su logiche lineari non adatte a contrastare fenomeni complessi che rispondono a logiche di tipo circolare!
- Pur non avendo la presunzione di offrire soluzioni giuste, sono convinto che le auto-organizzazioni rappresentino la strada da intraprendere per tutti quei leader che intendono innovare e creare qualcosa di nuovo!
- MENO gerarchia quindi e PIÙ auto-organizzazioni!
«Quando davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, alzati e va’ dove lui ti porta.» Susanna Tamaro
Ora mi piacerebbe ricevere le vostre considerazioni e i vostri commenti sulle auto-organizzazioni.
Lasciateli nei commenti in modo da creare valore aggiunto per tutti i lettori!
Vi aspetto!
[1] Leo Ferrante, Innovazione e creatività: quale modello organizzativo e stile di leadership adottare? Proposta di applicazione all’interno del sistema di informazione per la sicurezza della repubblica, Casa Editrice Il Filo di Arianna, La Spezia, 2020, pp. 78-79.
[2] Ori Brafman e Rod A. Beckstrom, Senza leader. Da Internet ad Al Qaeda: il potere segreto delle organizzazioni a rete, ETAS, Milano, 2007, pp. 5 – 17.
[3] Alberto F. De Toni, Luca Comello, Lorenzo Ioan, Auto-organizzazioni. Il mistero dell’emergenza nei sistemi fisici, biologici e sociali, Marsilio, Venezia, 2011, pp. 177 – 179.
[4] Leo Ferrante, Innovazione e creatività: quale modello organizzativo e stile di leadership adottare? Proposta di applicazione all’interno del sistema di informazione per la sicurezza della repubblica, Casa Editrice Il Filo di Arianna, La Spezia, 2020, pp. 88-89.
Complimenti, gli spunti/considerazioni e gli elementi di approfondimento che emergono dai tuoi elaborati e articoli offrono una preziosa e innovativa chiave di lettura sull’enorme e vasto tema della leadership e sul senso più o meno innato ad esprimerla nel modo più nobile e valoriale possibile.
L’equilibrio e la semplicità delle regole sono alla base delle organizzazioni strutturate e complesse e tutti quelli che ne fanno parte ai vari livelli di responsabilità possono tramite il quotidiano esempio e la positiva predisposizione rendere migliore “l’ambiente e l’atmosfera” e conseguentemente le performances.
Buon pomeriggio Crescenzo,
grazie per aver coluto condividere il tuo pensiero con tutti i lettori del blog.
Siamo in tanti a scrivere di leadership. Cerco di innovare in questo vastissimo e fondamentale settore dwlle organizzazioni proponendo chiavi di lettura alternative e stimolando il dibattito.
Torna a trovarci ancora!
Un caro saluto,
Leo Ferrante
I Suoi articoli sono sempre interessanti e ricchi di spunti per chi ogni giorno si approccia al mondo delle organizzazioni umane.
Non sempre dette organizzazioni, gerarchizzate su un vertice che sia un leader/capo, sono funzionali alla loro stessa esistenza, soprattutto quando le componenti non sono in grado di perseguire lo scopo comune quando il leader/capo sia assente.
Il leader deve dettare l’indirizzo, la direzione da seguire, lasciando all’unità (che sia un gruppo come nel caso degli Apache o un singolo individuo come nel caso delle rotonde) l’auto-organizzazione per affrontare il problema contingente (disimpegnando l’incrocio al momento opportuno senza aspettare un input esterno, appunto, o aspettando un ordine da un capo che magari è stato catturato o si trovi in una condizione in cui non può prendere una decisione o comunicarla).
Ma è anche interessare notare che i leader devono essere fedeli a quegli ideali e valori che ispirano, altrimenti tutto il gruppo rischia di disintegrarsi, come accadde con il cambio di status dei capi Apache.
Buonasera a te caro Luca,
mi fa piacere i miei articoli siano di tuo gradimento!
Grazie per le profonde considerazioni che hai voluto regalare a tutti i lettori!
Ne approfitto per augurarti un buon proseguimento di serata.
Tornami a trovare sul blog.
Un caro saluto,
Leo
Il punto che più mi cruccia è l’ispirazione di comportamento ampiamente condivisi in ambienti privi di questo senso di appartenenza o in individui delusi nelle proprie aspettative o chissà mai veramente votati al bene comune .
La soluzione non può non tenere conto degli aspetti formativo professionale ed etico ma anche da un sistema di valorizzazione del capitale umano e dei meriti attraverso indicatori prefissati
Facile a dirsi difficile da realizzare senza dubbio!
Caro Agostino buonasera e grazie per aver commentato!
Hai centrato in pieno una delle precondizioni necessarie per far sì che questi modelli auto-organizzativi possano funzionare all’interno di sistemi sociali complessi!
C’è tanto da fare ma vale la pena tentarci! Sono sicuro i risultati saranno non tarderanno ad arrivare!
Un caro saluto!
Alla prossima,
Leo
Complimenti ….. questo articolo centra perfettamente come dovrebbero essere le future organizzazioni. Lievi interventi di leadership per inquadrare l’obiettivo da perseguire e poi tanta libertà d’espressione per valorizzare il talento delle risorse umane che fanno parte dell’auto-organizzazione (ovvio persone intellettualmente oneste per andare oltre i personali bias cognitivi). Credo che un tale sistema restituirebbe come feedback tanta qualità in ogni ambito lavorativo applicato.
Caro Giovanni buongiorno,
grazie per aver commentato.
Le auto-organizzazioni presentano tante buone opportunità ma anche taluni rischi. Meritano però di essere studiate e approfondite visti i potenziali enormi benefici!
Tornami a trovare sul blog! Sei sempre il benvenuto!
Un caro saluto,
Leo
Come al solito i Suoi articoli offrono al lettore ottimi spunti di riflessione sulla leadership e le sue sfaccettature.
A mio avviso una leadership centralizzata, spesso, risulta essere una criticità all’interno delle organizzazioni che la utilizzano; infatti come nel caso esposto la “struttura” è immediatamente crollata al venir meno del leader. In questo caso anche una semplice decisione diventa difficile da prendere considerando che il personale non è abituato a decidere.
Caso diverso quello degli “Indiani d’America” dove non avendo un solo leader indiscusso, ma una organizzazione interna a ciascun gruppo, gli ha permesso di resistere al nemico per numerosi anni. Al venir meno del leader gli altri sono in grado di poter prendere decisioni.
Con l’esempio delle rotonde, l’autore con la consueta sagacia, è riuscito ad evidenziare come l’auto organizzazione rappresenti un punto di partenza per un leader che intende far crescere il personale e la struttura Posta alle proprie dipendenze.
Infine, a mio avviso un leader vero deve ISPIRARE, dettare le linee guida e il personale si organizzare per portare a termine i compiti assegnati.
Tutti sono responsabili e tutti sono in grado di poter prendere decisioni.
Buonasera caro Luigi,
grazie per aver condiviso con noi tutte queste belle considerazioni!
Tornami a trovare sul blog!
A presto,
Leo
Quando ho letto il titolo, l’associazione apache – rotatorie mi sembrava alquanto azzardata. Mi sono subito ricreduto dalla lettura, da cui emergono insegnamenti molto interessanti, che veramente potrebbero, anzi dovrebbero ispirare il pensiero contemporaneo, ancora legato a logiche lineari e meccaniche. Condivido pienamente le osservazioni!
Buona domenica Carlo,
grazie per aver condiviso con tutti i lettori le tue considerazioni che, come sempre, sono acute ed interessanti.
Talvolta conviene tentare un accostamento tra tematiche distanti per scovare eventuali comunanze o assonanze che possono aiutarci a comprendere un po’ meglio il mondo che ci circonda!
Alla prossima Carlo.
Un caro saluto,
Leo
Buona sera.
Fare riferimento agli Apache e rotatorie per far capire la leadership non è da tutti, ma come sempre dimostri di essere il migliore.
Effettivamente erano un grande popolo e soprattutto dei veri capi,infatti, I capi di queste bande o gruppi erano uomini importanti per ricchezza, abilità o influenza personale, se nel nostro paese c’è ne fossero, oggi potevano essere una grande nazione.
Buongiorno a te Giorgio,
grazie per il commento e per le belle parole spese.
Studiare il passato aiuta ad avere una maggiore consapevolezza nel presente!
Tornami a trovare ancora sul blog! Ti aspetto!
Un buon proseguimento di giornata!
Leo
Toro Seduto, sante parole, un vero leader. I nativi americani erano divisi in varie tribù e avevano quasi tutti dei capi saggi. Gli europei i conquistatori di quel nuovo mondo, invece di apprendere qualcosa da loro un esempio: come vivere in armonia con madre natura. Si sono limitati a fare quello che gli riesce meglio fare del male. Essere capi (leader) è sicuramente l’incarico più’ difficile da svolgere nella complessa società umana. Ad oggi anche se alcune cose sono cambiate, i problemi strutturali sono sempre gli stessi e si ripetano. Gli indiani d’America considerati selvaggi dai conquistatori, potevano sicuramente insegnare molte cose agli europei ma l’oro come al solito hanno scelta la via peggiore che tutti conosciamo. Il mondo continua ad avere le stesse problematiche di sempre, i capi i leader si spera che cambiano prospettiva è difficile ma non impossibile.
Cerca la saggezza, non la conoscenza. La conoscenza è il passato, la saggezza è il futuro.
(Proverbio della tribù dei Lumbee)
Cos’è la vita? È il lampo di una lucciola nella notte. È il respiro di un bufalo d’inverno. È la piccola ombra che attraversa l’erba e si perde nel tramonto
(Proverbio dei Piedi Neri)
Pace non è solo il contrario di guerra, non è solo lo spazio temporale tra due guerre… Pace è di più. E’ la Legge della vita. E’ quando noi agiamo in modo giusto e quando tra ogni singolo essere regna la giustizia.
(Proverbio degli Irochesi)
Buonasera Pietro,
grazie per l’appassionato commento che contiene tante valide informazioni sugli indiani d’America.
Trovo particolarmente interessanti gli aforismi suggeriti.
Grazie ancora per il tempo che ci hai dedicato.
Un caro saluto,
Leo
Interessante notare come gli Apache fintantoché rimasero strutturati in molteplici unità autonome e privi di una leadership centralizzata riuscirono a resistere per due secoli alla supremazia tattico-operativa degli spagnoli.
Dunque, proprio l’assenza di leadership centralizzata che rappresenta nelle società gerarchizzate una vulnerabilità critica che può far crollare l’intero sistema, nel caso della società “non lineare” degli Apache ha rappresentato un punto di forza.
Articolo davvero molto interessante e piacevole da leggere.
Caro Massimo,
grazie per aver condiviso le tue osservazioni con tutti noi.
Hai colto l’essenza e i tratti distintivi delle auto-organizzazioni.
Tornaci a trovare sul blog.
Alla prossima,
Leo
Articolo bellissimo e ricco di significato, del resto la vita si presenta quotidianamente ad ognuno di noi proprio come una rotonda…ci pone davanti a delle scelte (bivi) ma non è mai radicale nella scelta,infatti, fintanto che nn decidiamo quale strada intraprendere c’è sempre tempo per poter cambiare direzione. Quindi piuttosto che indicare la strada corretta, il buon leader deve essere in grado di insegnare il giusto ragionamento da adottare nel conseguimento del risultato…
Caro Vincenzo buon pomeriggio,
grazie per aver commentato.
Effettivamente la vita è una successione di decisioni. Avere un mentore che ci supporta in queste scelte e che ci aiuta a ragionare è una grande opportunità da non farsi scappare.
Un caro saluto e alla prossima,
Leo
Nella quotidianità ognuno di noi costruisce il proprio futuro. Esaminando il passato, la storia ci insegna, istruisce su come nei tempi si siano evulote e trasformate idee e tecniche. La consapevolezza di tutto ciò abbinata allo studio aiuta a crescere, a creare, a migliorare qualsiasi strategia. In questo articolo è delineato il senso lato della leadership. In sintesi concordo pienamente con le riflessioni proposte. Articolo bellissimo, TOP!!
Caro Giuseppe buongiorno,
grazie per aver commentato.
Guardare alla storia è di grande aiuto per comprendere meglio il presente e guardare in un’ottica diversa al futuro!
Ti aspetto ancora sul blog!
Un caro saluto,
Leo
Rotatorie, fantastico esempio di auto – organizzazione, che però, essendo basata sulla rigida osservazione delle regole (la precedenza), assolve il proprio compito solo nelle autoorganizzazioni ben “educate” da una buona leadership.
Ernesto buonasera,
grazie per aver commentato.
Sono d’accordo!
Alla prossima,
Leo
Interessante notare come gli Apache fintantoché rimasero strutturati in molteplici unità autonome e privi di una leadership centralizzata riuscirono a resistere per due secoli alla supremazia tattico-operativa degli spagnoli.
Dunque, proprio l’assenza di leadership centralizzata che rappresenta nelle società gerarchizzate una vulnerabilità critica che può far crollare l’intero sistema, nel caso della società “non lineare” degli Apache ha rappresentato un punto di forza.
Articolo davvero molto interessante e piacevole da leggere.
Grazie per aver commentato Massimo.
Hai colto nel segno l’organizzazione degli indiani Apache, anzi intendevo dire, l’auto-organizzazione.
Questa è una delle tante dimostrazioni in cui la gerarchia non sempre offre le migliori soluzioni in termini di efficacia.
Un caro saluto,
Leo
L’incubo dell’automobilista incazzato: le rotatorie!”
La loro efficacia supera di gran lunga i risultati ottenuti con qualsiasi installazione semaforica.
Interessante!!
Caro Giuseppe buon pomeriggio,
grazie per aver commentato.
Effettivamente è proprio così, poche e semplici regole in un ambiente auto-organizzato, possono determinare risultati di gran lunga migliori rispetto ad analoghe situazioni regolamentate in maniera centralizzata.
Un caro saluto e alla prossima,
Leo
Come sempre, ci sono spunti di riflessione che, se percorsi ed analizzati nella loro totalità, portano ad esplorare campi e pensieri che, diversamente, non si sarebbero presi in considerazione. Già questo, inteso come opportunità di riflessione, ha un valore assoluto degno di nota. Da non sottacere neanche il senso circolare della nostra rotatoria, che ricalca in qualche modo la circolarità della vita. Grazie per queste occasioni di riflessione ed analisi, sia al di fuori del nostro essere, sia interiori.
Buonasera caro Salvatore,
grazie per le interessanti osservazioni che hai voluto condividere con tutti noi.
Un caro saluto e alla prossima,
Leo
Altro articolo di grande spessore frutto dell’intelligenza e dell’esperienza di un leader capace e consapevole. Leo aiuta a riconoscere nella storia e nel quotidiano i paradigmi della leadership. Condivido le Tue riflessioni Leo! Se è vero che nella vita sono infinite le strade, la riflessione e la consapevolezza che ci offri, aiuteranno nelle scelte
Buon pomeriggio Angelo,
grazie per aver commentato l’articolo e aver condiviso le tue considerazioni.
Sono sempre le donne e gli uomini a fare la differenza (nel bene e nel male) in ogni tipo di organizzazione. Continuiamo a lavorare su noi stessi con entusiasmo e determinazione … lasceremo il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato.
Alla prossima,
Leo
Bravo Leo, analisi competenti e ispirazionali, fondate su un’attenta ricerca.
Condivido appieno che il leader moderno debba molto saper agire per stimolare l’emulazione. Al tempo stesso sviluppare competenze che diano sicurezza e skills.
Discorso più esteso andrebbe fatto su come sviluppare identità e senso di appartenenza nei membri di un’organizzazione
Grazie Daniele grazie per il commento e, soprattutto, per le belle parole spese nei miei riguardi.
Non devo dirlo a te che il tema della leadership è cruciale per qualsiasi tipo di organizzazione.
Tornami a trovare presto!
Un caro saluto,
Leo
Grazie per questi spunti di saggezza che ci fanno riflettere e aprire delle ottime discussioni
Grazie Antonio per aver commentato!
Ne approfitto per augurarti un buon proseguimento di serata.
Alla prossima,
Leo
Ebbene sì… Sante rotatorie!!!
Come già spiegato nell’articolo, il rispetto di poche e semplici regole aiuterebbero di gran lunga lo snellimento del traffico soprattutto nelle grandi città. Eppure ancora si verificano incidenti. È chiaramente un fattore soggettivo (disciplina di guida?) che credo pochi leader riuscirebbero a gestire oggi, magari in futuro aiutati dalla tecnologia, sarà più semplice. Questo per dire che, anche nelle auto organizzazioni, il controllo diviene l’elemento fondamentale, unitamente ai valori di coesione e meritocrazia, che un leader deve sempre riuscire a mantenere vivi (compito talvolta sottovalutato dai capi). Anche nell’esempio del “comando decentralizzato” si comprende l’importanza del “come fare” ma il tutto è subordinato a quei principi, valori che devono però essere assolutamente rispettati e fatti rispettare, altrimenti viene meno il senso di miglioramento.
Detto ciò, mio personale pensiero, benvengano le auto organizzazioni, ma comportano una serie di valori (top down e bottom up) che devono essere rispettati, per garantire l’ottimo rendimento dell’organizzazione stessa.
Caro Carlo buongiorno,
grazie per aver voluto condividere con tutti i lettori le tue interessanti considerazioni.
Il fatto che poche semplici regole facciano funzionare bene organizzazioni complesse la dice lunga sulle potenzialità offerte da questo tipo di organizzazioni e modelli di leadership. Un mondo che merita di essere esplorato e sperimentato!
Alla prossima,
Leo