Come non sbagliare? Come commettere meno errori?

 

In questo articolo, grazie all’illuminante saggio di Joseph T. Hallinan, scopriremo alcune tecniche e consigli utili per commettere meno errori. Sì, avete capito bene, possiamo finalmente imparare a fare meno errori!

L’autore di questo saggio è uno scrittore e giornalista americano vincitore del premio Pulitzer per il giornalismo investigativo nel 1991.

L’idea che permea questo libro è come imparare dai propri fallimenti organizzandosi al meglio per evitare di sbagliare ancora! Una nota espressione recita che «Errare è umano!» proprio a significare che, molte cose andate storte, sono dovute a errori umani. Perché sbagliamo? Quali meccanismi ci sono alla base dei nostri errori? Leggendo il libro scoprirete tantissime cose interessanti. Ad esempio verrete a sapere che la maggior parte di noi è ostinato nel ritenere alcune nozioni veritiere ancorché siano del tutto errate.

Ad ognuno dei prossimi argomenti l’autore ha dedicato interi capitoli del libro corredandoli di tantissimi esempi e casi di studio. Davvero interessanti!

 

Pensate in piccolo

 

L’autore ci ricorda che siamo letteralmente accecati dalle abitudini e dalla scarsa comprensione dei nostri limiti. Alcuni psicologi sostengono che la capacità umana di decidere si basa su 2 livelli: una prima parte razionale e una viscerale. Queste si alternano costantemente. L’errore avviene quando agendo, pensiamo di farlo in una condizione diversa rispetto a quello che stiamo pensando. Ad esempio, crediamo di agire in maniera razionale ma stiamo facendo l’opposto. Se questi studi si dimostreranno validi contribuiranno a spiegare perché è difficile eliminare determinati comportamenti che ci inducono all’errore.

«Spesso, pensiamo di agire in modo razionale mentre stiamo agendo in modo viscerale e viceversa e, quando si verifica un errore, ci capita di attribuirne la colpa alla causa sbagliata.» Joseph T. Hallinan[1]

Un’altra tendenza che ci caratterizza è che crescendo, siamo sempre più inclini ad avere ragione, sia nel lavoro sia a casa. E ancora, quando abbiamo ragione su qualcosa, tendiamo ad attribuirci il merito mentre, quando sbagliamo, cerchiamo di attribuire l’errore al caso, o alla sfortuna o a qualcun altro.

 

I pregiudizi possono essere corretti

 

Teniamo a mente che la maggior parte di noi è mal calibrato in quanto ritiene di essere migliore della media. La capacità di calibrarsi però può essere appresa.

L’autore, con un esempio, ci aiuterà a cogliere meglio l’essenza di questo messaggio. Un programma di formazione utile a calibrarci si basa sull’esempio del mercato azionario. Tale programma chiede di non concentrarci solo sulle azioni che decidiamo di inserire nel nostro paniere titoli ma di continuate a seguire anche l’andamento di quelle azioni che avremmo voluto acquistare ma che non abbiamo fatto. Scriviamoci i motivi che ci hanno spinto a non scegliere quei titoli. Continuiamo a seguire l’andamento di quelle azioni che non abbiamo scelto e valutiamo oggettivamente la bontà delle nostre scelte. Questa tecnica ci aiuta ad eludere l’effettoprosciutto negli occhi’ che caratterizza l’errore del giudizio retrospettivo. Che ve ne pare? Davvero non male come tecnica nonché piuttosto semplice da attuare! E poi i benefici che si ottengono sono di gran lunga superiore al tempo impiegato per annotarsi i motivi delle nostre scelte nel lavoro e nella vita!

«Non concentratevi esclusivamente sulle azioni che scegliete, ma seguite anche l’andamento di quelle che avreste voluto scegliere, rinunciando a farlo.» Joseph T. Hallinan[2]

 

Pensare negativo? A volte conviene

 

L’autore suggerisce caldamente di guardare il bicchiere mezzo vuoto interrogandoci su cosa potrebbe andare storto prima di prendere un’importante decisione. A primo acchito siamo tentati nell’attribuire un’accezione negativa a questo suggerimento perché, sin da piccoli, siamo stati spronati a pensare positivo.

Questo atteggiamento presenta sì molti aspetti positivi ma, nel contempo, ha anche dei limiti: diventiamo insensibili ai pericoli e ai rischi che si profilano all’orizzonte confondendosi all’interno delle nostre idee. Può risultare davvero di vitale importanza saper prevedere un fallimento o trovarsi pronti ad affrontarlo. Conviene provare no? Quest’abitudine mentale potrebbe esserci davvero d’aiuto in vista di decisione importanti!

«Se si inducono le persone a svolgere il ruolo dell’avvocato del diavolo con se stesse – spingendole a tenere sempre presenti le circostanze avverse – si riesce a eliminare la presunzione quasi del tutto.» Joseph T. Hallinan[3]

 

Facciamo correggere le nostre bozze

 

Cos’altro fare per non sbagliare? Combattiamo la routine, siamo il meno abitudinari possibile! L’essere abitudinari ci semplifica la vita in quanto non richiede particolari sforzi mentali e solitamente ci fa risparmiare tempo. D’altro canto, quest’abito mentale non ci consente di percepire come dovremmo situazioni nuove. In sintesi, corriamo il rischio di vedere solo ciò che vogliamo o che ci aspettiamo di vedere.

Se per esempio avete uno scritto o una bozza di articolo, è opportuno farlo correggere da chi non ha familiarità con l’argomento. Pensiamo a un amica/amico che svolge un altro lavoro, ai nostri figli. Non rivolgiamoci però a un ‘nostro simile’ in termini di mansioni lavorative e preparazione. Correrebbe il serio rischio di non vedere gli stessi nostri errori.

Un altro fattore che ci induce a commettere errori è la distrazione derivante dall’osservazione di aspetti insignificanti e/o non importanti o l’utilizzo delle moderne diavolerie informatiche che rapisce la nostra attenzione e affievolisce la nostra capacità di giudizio.

Infine, consideriamo che spesso prendiamo decisioni sulla base di aneddoti o convinzioni provenienti da testimonial d’eccezione. Il consiglio dato al riguardo dagli analisti della Central Intelligence Agency (CIA) è quello di dar poco peso ad aneddoti e a casi personali sforzandoci di fondare le nostre analisi su campioni statistici più ampi e rappresentativi.

«Nel prendere le nostre decisioni, ci capita spesso di prestare più fede di quanta ne meritino alle informazioni vistose – come quelle che ci provengono dai testimonial dei programmi dietetici.» Joseph T. Hallinan[4]

 

Dormiamoci sopra

 

Non sbagliamo su questo punto! Un’altra causa di errori sovente trascurata è la mancanza di sonno. E, con l’aumentare dell’affaticamento, è stato dimostrato che le persone evidenziano una crescente disponibilità a correre rischi. Questo, a sua volta, aumenta la probabilità di commettere errori proprio perché, la mancanza di sonno, tende a generare situazioni estremamente pericolose. Ricordiamoci che quando si verificano gli incidenti c’è davvero poco di accidentale. Avevo approfondito questo tema in un precedente articolo dal titolo: “Decisione importante, conviene dormirci su”.

Decisione importante? Conviene dormirci su.

 

«Con l’aumentare dell’affaticamento, le persone dimostrano una crescente disponibilità a correre rischi.» Joseph T. Hallinan[5]

 

La felicità ci aiuta … a sbagliare meno!

 

Sbagliare meno? La felicità ci aiuta a commettere meno errori perché le persone felici hanno la tendenza ad essere più creativi e, conseguentemente, meno inclini a commettere errori indotti da determinate abitudini. I sentimenti positivi favoriscono la tendenza a mettere le risorse a propria disposizione con modalità del tutto nuove. Ciò per scoprire nuove relazioni e combinazioni tra loro evitando quindi di incorrere in comportamenti abitudinari, maggiormente inclini a far commettere errori. Le persone di buonumore tendono anche a decidere più rapidamente gioendo maggiormente le fasi del processo decisionale.

«Le persone felici tendono a essere più creative nel risolvere i problemi. Sono anche più veloci nel prendere una decisione, occasione in cui si mostrano meno esitanti.» Joseph T. Hallinan[6]

 

Frustare un cavallo morto?

 

Esperimenti sugli effetti degli incentivi economici sul comportamento umano evidenziano che, questi, non influenzano la prestazione media anche se, ovviamente, ci sono delle eccezioni. È una scoperta piuttosto sorprendente pensare che l’incremento degli incentivi economici non produce effetti determinanti sul comportamento medio degli osservati, in termini di errori commessi. Quando pensiamo, ad esempio, ad incentivi immateriali piuttosto che a quelli economici, quest’ultimi generano comportamenti impacciati anche nello svolgimento di compiti apparentemente automatici o cosiddetti routinari.

«Il risultato più frequente è che gli incentivi economici non influenzano la prestazione media.» Joseph T. Hallinan[7]

 

Qual è la valuta della vita?

 

Non sbagliare nell’individuare la valuta della vita: non è il denaro ma il tempo. Non saper cambiare il modo in cui impegniamo il nostro tempo è uno dei più grandi errori che possiamo fare. È esattamente quello che accade ad alcuni pensionati quando, non sapendo cosa fare, decidono di tornare al lavoro per continuare a fare le cose che hanno sempre fatto. Ciò gli precluderà di aprirsi verso nuove esperienze e modi di vivere. Lo stesso errore lo fanno coloro che, trasferendosi in un altro Paese o città, continuano a fare le stesse cose e a voler vivere il tempo come lo facevano in precedenza. Se ci dimentichiamo questo aspetto commetteremo tanti gravi errori! Forse è quello più grande che potremmo fare: sprecare la valuta della vita!

«La valuta della vita non è il denaro, ma il tempo. Quando affrontiamo dei cambiamenti importanti nella nostra vita, come trasferirci in una nuova città o andare in pensione, uno degli errori più grandi consiste nel non cambiare il modo in cui usiamo il tempo.» Joseph T. Hallinan[8]

 

Prima di concludere voglio condividere questo video molto interessante sulle abitudini, sui comportamenti abitudinari, sulle percezioni errate che abbiamo del mondo e dell’impatto che questi hanno sui nostri errori! Gli unici nei sono la lingua inglese e i sottotitoli in spagnolo!

[Joseph T. Hallinan – La Ciudad del las Ideas “The Magic of If” – festival internazionale delle menti brillanti con sede nella città di Puebla, in Messico.]

 

 

A conclusione di questa carrellata di cause che determinano errori, dovremmo essere, quantomeno più consapevoli di quali situazioni e comportamenti evitare per sbagliare il meno possibile! Alcuni di questi, pur risultando banali e scontati, sono molto utili e ci invitano a riflettere su quanto siamo artefici dei nostri errori! Siamo molto più responsabili di quanto potremmo immaginare!

Non sbagliare, o sbagliare meno, è possibile. Che ne dite?

 

 

[1] Joseph T. Hallinan, Il metodo antierrore. Perché guardiamo senza vedere, osserviamo senza ricordare e ci facciamo convincere da discorsi privi di fondamento, Newton Compton Editori, Roma, 2009, pag. 279.

[2] Joseph T. Hallinan, Il metodo antierrore. Perché guardiamo senza vedere, osserviamo senza ricordare e ci facciamo convincere da discorsi privi di fondamento, Newton Compton Editori, Roma, 2009, pag. 280.

[3] Joseph T. Hallinan, Il metodo antierrore. Perché guardiamo senza vedere, osserviamo senza ricordare e ci facciamo convincere da discorsi privi di fondamento, Newton Compton Editori, Roma, 2009, pag. 282.

[4] Joseph T. Hallinan, Il metodo antierrore. Perché guardiamo senza vedere, osserviamo senza ricordare e ci facciamo convincere da discorsi privi di fondamento, Newton Compton Editori, Roma, 2009, pag. 282.

[5] Joseph T. Hallinan, Il metodo antierrore. Perché guardiamo senza vedere, osserviamo senza ricordare e ci facciamo convincere da discorsi privi di fondamento, Newton Compton Editori, Roma, 2009, pag. 285.

[6] Joseph T. Hallinan, Il metodo antierrore. Perché guardiamo senza vedere, osserviamo senza ricordare e ci facciamo convincere da discorsi privi di fondamento, Newton Compton Editori, Roma, 2009, pag. 287.

[7] Joseph T. Hallinan, Il metodo antierrore. Perché guardiamo senza vedere, osserviamo senza ricordare e ci facciamo convincere da discorsi privi di fondamento, Newton Compton Editori, Roma, 2009, pag. 288.

[8] Joseph T. Hallinan, Il metodo antierrore. Perché guardiamo senza vedere, osserviamo senza ricordare e ci facciamo convincere da discorsi privi di fondamento, Newton Compton Editori, Roma, 2009, pagg. 289-290.