Questa foto mi giunge da Lamezia Terme. Il Maestro Raffaele Mazza ha voluto avvicinare virtualmente il mio saggio sull’innovazione e la creatività ad una delle sue straordinarie opere intitolata:
«Spatolato olio su tela, che ritrae la città Calabrese di Lamezia Terme, in un “racconto metaforico” fuso nelle caratteristiche della pianta del Fico d’india tipica del territorio.
Lamezia, nella magnifica cornice paesaggistica del suo Golfo.
L’azzurro del mare, il rosso e il giallo del cielo, sono i colori impressi nello stemma araldico della città, che caratterizzano in questo caso l’orizzonte, impreziosito dall’incantevole panorama delle isole Eolie, con le straordinarie “fumate bianche” dello Stromboli.
I due simboli storici più antichi della città, sono effigiati così come geograficamente sorgono:
il Castello Normanno-Svevo, dell’XI secolo che si erge a strapiombo su un colle roccioso, all’epoca un’efficace strategia di difesa e di controllo di tutta la piana e il Bastione di Malta, costruito nei pressi della costa nel 1550 su ordine del Viceré di Napoli, Don Pedro di Toledo, utile per fronteggiare le continue scorrerie dei Saraceni.
Una caratteristica particolare della zona, è la mitica “Gurna”, una piscina a cielo aperto, alimentata incessantemente dalle sorgenti termali sulfuree che sgorgano dal Monte Sant’Elia.
Il tutto è “incastonato” nella pianta del Fico d’india, che con i suoi cladodi rivestiti di spine, comunemente denominate “Pale” ancor più “Pittelle” sorreggono “la storia, le tradizioni e le realtà del territorio, in particolare, le sue spine esprimono in questa rappresentazione, le tante “difficoltà” della piana.
“Difficoltà”, che il popolo Lametino combatte caparbio, con la volontà di rifiorire, motivo per cui, viene rappresentato con i fiori della pianta, a simboleggiare la rinascita, ritratta dalle “bacche carnose” denominati fichi d’india.»
(Lamezia Terme, 20 settembre 2021 – Maestro Raffaele Mazza)
Sono sempre più convinto che la contaminazione tra dipinti e libri doni valore aggiunto ad entrambi. In questo caso mi affascina l’idea di avvicinare un saggio sull’innovazione e la creatività ad un meraviglioso dipinto, che diffonde un linguaggio universale. Non ho resistito alla tentazione di condividerlo con i miei lettori!
Grazie Maestro per questo ennesimo bellissimo regalo!
Vi lascio con questo bellissimo aforisma sui dipinti di Mark Rothko.
«Il dipinto non può vivere nell’isolamento. Ha bisogno dello sguardo di un osservatore sensibile per potersi ridestare e sviluppare. Senza quello sguardo il dipinto muore. Nell’istante in cui un quadro è terminato, ha fine l’intimità tra la creazione e il creatore. Per lui, come per chiunque altro, il quadro dovrà essere una rivelazione, la soluzione inattesa e inedita di un problema che da sempre gli urge dentro.» Mark Rothko
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