AUTO ORGANIZZAZIONE | COSA HANNO IN COMUNE SKYPE, WIKIPEDIA, INTERNET E LE ORGANIZZAZIONI TERRORISTICHE[1]?

 

Definite da Brafman e Beckstrom organizzazioni del tipo a ‘stella marina’, Skype, Wikipedia, Internet e le organizzazioni terroristiche sono degli esempi di auto-organizzazione. Prive di una struttura centralizzata e caratterizzate da unità operative indipendenti, flessibili e adattabili alle circostanze, tali organizzazioni sono riproducibili e si sviluppano anche quando sono parzialmente danneggiate o distrutte.

Queste, oggi, danno ‘sempre più filo da torcere’ alle ‘classiche organizzazioni‘ che si caratterizzano per rigidità, gerarchia e, di conseguenza, maggiore prevedibilità.

La metafora che meglio sintetizza questa affermazione è la seguente:

«Se tagliate la zampa a un ragno zoppicherà, se gli mozzate la testa morirà. Ma se tagliate la punta di una stella marina, questa non morirà: un’altra punta si riformerà e da quella tagliata potrà nascere un nuovo individuo. Le strutture gerarchiche tradizionali sono come i ragni, ma oggi le nuove organizzazioni a stella marina stanno rivoluzionando il mondo intero[2].» Ori Brafman e Rod A. Beckstrom

 

 

SKYPE

 

Le società telefoniche non sono cambiate granché nel secolo scorso.

In origine, per realizzare un collegamento telefonico era necessaria l’intermediazione di più operatori che consentivano all’utente di raggiungere il contatto cercato. Con l’automazione, i computer hanno sostituito gli operatori e, i satelliti e i cavi a fibre ottiche, hanno sostituito le linee telefoniche. Le società telefoniche controllavano le linee e, di conseguenza, ne traevano beneficio. La situazione è rimasta pressoché immutata fino a quando, sul finire del secolo scorso, sono apparsi internet e Niklas Zennstrom.

«Il social più bello resta sempre la voce» ANONIMO

L’azienda di quest’ultimo, conosciuta come Skype, ha consentito agli utenti di connettersi gratuitamente l’un l’altro, utilizzando una connessione a internet e uno specifico software disponibile in rete senza oneri. Il solo prerequisito era disporre del predetto software e di un PC con cuffia.

Nel 2004, Skype vantava 15 milioni di utenti. Nel 2005 erano saliti a 57 milioni e nel 2011 ne contava 663. L’innovazione di Skype non finisce qui.

Infatti, il database telefonico di tutti gli utenti non è accentrato, ma è distribuito in innumerevoli porzioni residenti nei PC degli utenti stessi.

«La ragione per cui i computer fanno più lavoro delle persone è che non s’interrompono mai per rispondere al telefono.» Joey Adams

Skype, così facendo, risparmia i costi connessi all’archiviazione di tutti gli utenti sui propri server, emergendo come un sistema complesso adattivo in piena regola.

È, allo stesso tempo, un sistema aperto poiché tutti i membri contribuiscono al network e possono entrarvi a far parte senza barriere all’entrata. Azzerando il costo delle chiamate, Skype ha mandato “in obsolescenza il modello di generazione dei profitti dell’industria telefonica tradizionale”[3].

 

 

WIKIPEDIA

 

Se si ripensa alle ricerche che facevamo alle scuole elementari qualche decennio fa, vengono in mente le enciclopedie, le biblioteche o le librerie domestiche nelle quali i libri andavano quantomeno sfogliati e letti con attenzione, prima di individuare l’oggetto della ricerca.

Poi è arrivata Wikipedia, auto organizzazione dalle origini affascinanti.

Jimmy Wales nel 2000 lanciò un’enciclopedia gratuita fruibile in rete destinata alle famiglie che non potevano permettersi di acquistare un’enciclopedia tradizionale, denominata all’epoca dei fatti, Nupedia.

Tale progetto si fondava sul contributo volontario dei partecipanti, anche se le procedure per pubblicare i singoli lemmi erano piuttosto farraginose.[4]

«Wikipedia ha avuto successo perché è un santuario dell’altruismo.» Nicholson Baker

Larry Sanger, il redattore capo di Nupedia, scoprì l’esistenza della tecnologia wiki che consentiva, agli utilizzatori di siti web, di editarne facilmente i contenuti. Unendo la tecnologia wiki a Nupedia nacque Wikipedia che nel giro di cinque anni, era già disponibile in 200 lingue, offrendo un enorme quantità di articoli su un’infinità di argomenti.

L’iniziale diffidenza sugli articoli pubblicati su Wikipedia è stata progressivamente messa da parte, grazie alla qualità degli articoli che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono succinti, chiari e di eccellente fattura. Da questa vicenda è possibile trarre un insegnamento fondamentale: individui, inseriti in un sistema auto organizzato, tenderanno naturalmente a contribuirvi.

Oggi c’è un gran numero di esperti che contribuisce a Wikipedia nei modi più disparati: chi si dedica all’aggiornamento in tempo reale delle informazioni sulle calamità naturali e chi alla stesura di articoli eruditi nei più disparati campi.

I membri stessi della comunità assumono spontaneamente anche l’onere di vigilare sull’integrità del sito per l’eccessivo vandalismo che a volte appare o perché un determinato argomento è fortemente controverso[5].

 

 

INTERNET

 

Anche Internet può essere considerato un sistema complesso adattivo che si auto organizza.

Ci sono poche regole poste alla base del suo funzionamento, nessuno sa dire quale struttura dovrebbe avere e soprattutto come esso apparirà in futuro.

Internet non è stato progettato a priori in maniera centralizzata e autoritaria. Da qui si sono auto organizzate le regole che ne sovrintendono il comportamento cui gli utenti dovrebbero attenersi.

Ad esempio, tanto per citarne alcune: ‘non offendere altri utenti’, ‘non inviare posta spazzatura’, ecc.

«Verrà un giorno, e non è molto lontano, in cui potremo concludere affari, studiare, conoscere il mondo e le sue culture, assistere a importanti spettacoli, stringere amicizie, visitare i negozi del quartiere e mostrare fotografie a parenti lontani, tutto senza muoverci dalla scrivania o dalla poltrona.» Bill Gates

Ne risulta che Internet si sta auto organizzando all’interno di uno spazio in cui sono definiti solo i principali parametri chiave. La pratica e l’esperienza maturata di giorno in giorno dagli utenti e dal sistema complesso portano a una continua rivisitazione dei limiti stessi ogni volta che se ne presenti la necessità.

In quest’ottica Internet si auto organizza nel senso che consente alla propria struttura di emergere e di modificarsi in continuazione nel tempo. Al pari dell’intelligenza evolutiva del cervello, le linee di sviluppo inadeguate o non più attuali tendono a morire mentre quelle emergenti dal comportamento collettivo tendono a diventare parte integrante dell’architettura evolutiva.[6]

 

 

ORGANIZZAZIONI TERRORISTICHE

 

Tanto per citarne una, si prenda in considerazione l’organizzazione terroristica Al Qaeda (La rete). Per chi volesse saperne di più, consiglio la lettura del saggio di Steve Coll: “Il clan di Bin Laden. Una famiglia alla conquista di due mondi”.

Si tratta di un movimento molto ideologizzato, fondato sulla convinzione che gli occidentali stiano minacciando il tessuto stesso della civiltà islamica. Esso affonda le proprie radici sulla contrapposizione tra civiltà cristiana e cultura musulmana, fatta risalire addirittura alle Crociate.

Osama Bin Laden, nelle vesti di catalizzatore di quest’organizzazione, è riuscito a incanalare nelle attività terroristiche l’odio per l’Occidente che aveva invaso l’Afghanistan, componendolo in circoli o cellule. Queste, a loro volta, catalizzano nuovi adepti sfruttando le caratteristiche di un modello organizzativo aperto e adattivo, molto simile alla formula del franchising usato nelle attività commerciali.

«Il tutto è maggiore della somma delle sue parti.» Aristotele

Le cellule affiliate, infatti, dopo aver fatto propria l’ideologia dell’organizzazione ed aver ricercato l’ispirazione negli attacchi perpetrati con successo in passato da altri adepti, progettano e conducono le proprie azioni cercando di guadagnare credito all’interno dell’organizzazione. Molti gruppi indipendenti hanno cercato, infatti, di ‘affiliarsi all’attraente Al Qaeda’, con atti clamorosi di cui rivendicavano la paternità. Gli USA, dopo gli attacchi dell’11 settembre, si sono messi alla caccia di Al Qaeda con la stessa logica ‘lineare’ che aveva impedito ai ‘Conquistadores’ di prevalere sulle strutture aperte e informali degli Apache. Ma questa è un’altra storia che conto di approfondire in un successivo articolo.

In queste auto-organizzazioni la leadership non è univocamente definita, affermandosi con logiche e schemi diversi da quelli tipici delle strutture formali. Bin Laden, infatti, era forse il leader più importante e carismatico, ma non era l’unico riferimento dell’organizzazione, che si avvale invece, di molteplici fonti di direzione e indirizzo.

La sua eliminazione fisica (così si racconta) non ha sortito l’effetto sperato: l’organizzazione terroristica Al Qaeda non si è dissolta proprio perché decentralizzata, auto organizzata, aperta e non gerarchizzata.[7]

 

 

E QUINDI I LEADER?

 

I leader dovrebbero guardare con sempre maggiore interesse a queste auto-organizzazioni proprio per l’effetto dirompente che sono in grado di provocare all’interno di quelle strutture nelle quali sono state favorite le condizioni per fiorire. I leader dovrebbero quindi valutare e, perché no, trovare il modo di stimolare la nascita di realtà auto organizzate proprio per avere strutture flessibili, altamente competitive e in grado di innovare.

Poiché le auto-organizzazioni sono esistite, esistono e funzionano egregiamente nel mondo fisico, biologico e sociale, perché non provare a favorirne la nascita e lo sviluppo anche all’interno di organizzazioni pubbliche e private? Magari nel ‘comparto intelligencenazionale? Se la complessità spinge gli uomini e le organizzazioni a superare i modelli tradizionali, le auto-organizzazioni hanno maggiori probabilità di sopravvivere e di evolvere sia in termini di flessibilità sia dal punto di vista dell’innovazione e della creatività.

Proprio con l’intento di risponderedi sì’ a questo interrogativo, nell’ultimo capitolo della mia tesi di dottorato, ho proposto l’applicazione di un modello auto-organizzativo all’interno del ‘Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica’, il cosiddetto sistema intelligence nazionale. Ciò è stato tentato ancorché l’idea di progettare un’auto-organizzazione possa apparire come un ossimoro. Si è realizzato un modello auto-organizzativo cornice che ha il pregio e, al tempo stesso il difetto, di non definire nel dettaglio la struttura organizzativa. Questo modello ben si adatta a tutte quelle organizzazioni che intendono ripensare la propria struttura in nome della flessibilità, dell’innovazione e della creatività!

Davvero interessanti queste auto-organizzazioni! Siete del mio stesso avviso?

 

 

 

Dal punto di vista dell'efficienza, quale di queste organizzazioni 'a stella marina' preferisci?
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Consiglio vivamente di vedere il seguente video in cui Rod Beckstrom (uno degli autori del saggio che ho citato più volte all’interno di questo articolo) è stato invitato (19 giugno 2007) presso il quartier generale di Google a Mountain View, in California, proprio a disquisire sul potere di queste organizzazioni a stella marina. L’unico neo è che non sono riuscito a trovare questo video con i sottotitoli. Ho deciso comunque di pubblicarlo nella convinzione di donare comunque valore aggiunto ai lettori.

 

 

 

 

 

[1] Leo Ferrante, Innovazione e creatività: quale modello organizzativo e stile di leadership adottare? Proposta di applicazione all’interno del sistema di informazione per la sicurezza della repubblica, Casa Editrice Il Filo di Arianna, La Spezia, 2020, pagg. 92 – 96.

[2] Ori Brafman e Rod A. Beckstrom, Senza leader. Da Internet ad Al Qaeda: il potere segreto delle organizzazioni a rete, ETAS, Milano, 2007.

[3] Ori Brafman e Rod A. Beckstrom, Senza leader. Da Internet ad Al Qaeda: il potere segreto delle organizzazioni a rete, ETAS, Milano, 2007, pag. 93.

[4] Ori Brafman e Rod A. Beckstrom, Senza leader. Da Internet ad Al Qaeda: il potere segreto delle organizzazioni a rete, ETAS, Milano, 2007, pagg. 43 – 47.

[5] Ori Brafman e Rod A. Beckstrom, Senza leader. Da Internet ad Al Qaeda: il potere segreto delle organizzazioni a rete, ETAS, Milano, 2007, pagg. 56 – 61.

[6] Gareth Margen, Images. Le metafore dell’organizzazione, Franco Angeli, Milano, 2002, pag. 135.

[7] Ori Brafman e Rod A. Beckstrom, Senza leader. Da Internet ad Al Qaeda: il potere segreto delle organizzazioni a rete, ETAS, Milano, 2007, pagg. 113 – 122.