LEZIONI DI LEADERSHIP. ALESSANDRO MAGNO.
In questo articolo parleremo di Alessandro Magno e useremo la lente della leadership per rivivere una parte delle sue gesta.
Non avrei saputo come fare se non avessi letto questi due interessantissimi saggi sul tema. Il primo, scritto da Lance Kurke e, il secondo, da Barry Strauss.
«La leadership è qualcosa che non può essere insegnata, ma che si può imparare: l’obiettivo di questo libro è fornire supporto per il suo studio.» Lance Kurke
Cominciamo con l’affermare che i grandi leader cambiano il mondo perché hanno un sogno da inseguire e trasmettono ai loro collaboratori, ai propri seguaci l’esplicitazione di questo sogno.
«Io non ho paura di un esercito di leoni, se sono condotti da una pecora. Io temo un esercito di pecore, se sono condotte da un leone.» Alessandro Magno
CHI ERA ALESSANDRO MAGNO?[1]
Lance Kurke, nel libro La leadership di Alessandro Magno, evidenzia quanto sia stato importante e influente per il giovane Alessandro ricevere l’educazione dal grande filosofo Aristotele. Vediamo però di sintetizzare al meglio il curriculum vitae di Alessandro Magno.
«Sono grato a mio padre per vivere, ma al mio maestro per vivere bene.» Alessandro Magno
NASCITA: 356 a.C. in Macedonia
FAMIGLIA: 3 mogli: Parysatis (principessa persiana), Stateira (la figlia maggiore di Dario III, il re dei Persiani sconfitti in battaglia) e Rossane (una principessa originaria della Battriana). Tutti gli eredi maschi furono assassinati durante le guerre di successione.
MORTE: 323 a.C.
- Leonida durante l’infanzia
- Aristotele durante l’adolescenza
Filippo II, re di Macedonia, indicò il figlio Alessandro quale suo erede al trono fin dalla nascita, nonostante le otto mogli e i numerosissimi figli legittimi e illegittimi. Scelse quindi Aristotele come uno dei mentori per Alessandro: il filosofo riusciva a padroneggiare tante materie e avrebbe insegnato al ragazzo ad amare lo studio, a pensare e a ragionare in ogni situazione. Alessandro mise in pratica le capacità di ragionamento apprese da Aristotele sia in politica sia nell’arte della guerra. Mantenne viva la spiccata curiosità verso ogni forma di conoscenza fino all’ultimo dei suoi giorni, radunando attorno a sé esperti da cui imparare. Aristotele gli insegnò una forma di saggezza rivelatasi fondamentale per il suo successo.
- Lisimaco insegnante di materie militari
Molti ritengono che sia stata proprio la curiosità che Aristotele aveva coltivato in Alessandro a spingerlo a non accontentarsi di consolidare l’impero ereditato dal padre, ma a voler sottomettere anche la Cina. Ad Aristotele viene riconosciuto anche il merito di aver educato allo stesso modo tutti i compagni di scuola di Alessandro. Molti di loro, una volta divenuti valorosi generali, andarono alla conquista del mondo al suo fianco.
NOTE PERSONALI:
- Era un soldato valoroso e viveva con loro e tra loro condividendo dolori e fatiche; dormiva al freddo e consumava i pasti con i suoi uomini
- Era sempre alla testa delle proprie unità e guidava con l’esempio
- Assisteva personalmente i propri soldati in qualità di medico. Rifiutava di ricevere cure mediche prima che fossero stati assistiti tutti i suoi soldati
- È stato Re nonché uno dei più grandi generali della storia
RISULTATI SIGNIFICATIVI OTTENUTI:
- Nel 336 a.C., dopo l’assassinio del padre, divenne Re a 20 anni
- In meno di 2 anni unificò la Grecia
- Si spinse sino all’Asia Minore, l’Egitto, la Mesopotamia, il Medio Oriente, l’impero persiano, l’Afghanistan; giunse sino all’India fondando l’impero più grande mai esistito nonché unificando tutti i territori sino a quel momento conosciuti
- Affrontò 4 grandi battaglie (Granico, Isso, Gaugamela, Idaspe), condusse campagne militari per 10 anni consecutivi coprendo oltre 10 mila miglia; fu ferito innumerevoli volte
- Fondò decine di città e, si dice conoscesse i nomi di diecimila soldati
ARTE DEL COMANDO: 10 QUALITÀ FONDAMENTALI
«Dalla condotta di alcuni, dipende il destino di tutti.» Alessandro Magno
Barry Strauss nel suo saggio intitolato L’arte del comando. Alessandro, Annibale, Cesare individua 10 qualità alla base dei successi militari e politici di Alessandro Magno, Annibale e Cesare[3]:
- AMBIZIONE, intesa come “amore dell’onore”, come quella passione nel compiere grandi imprese al fine di essere ricompensati con supremo onore. Questi 3 grandi condottieri avevano in comune il talento e la totale sicurezza in loro stessi. Avevano obiettivi sconfinati anche se ingiusti ed egoistici. Non riuscivano a smettere di lottare per conquistare.
- CAPACITÀ DI VALUTAZIONE, che insieme all’intuito, all’esperienza e all’istruzione posseduta spiega il suo successo in qualità di leader. Era intelligentissimo e dotato di intuito strategico, sapeva decidere rimanendo imperturbabile anche quando non aveva abbastanza informazioni e quando era sotto pressione. Dotato di pensiero creativo, conosceva la guerra e gli uomini posti alle sue dipendenze.
- ATTITUDINE AL COMANDO, nel senso di uomo energico e risoluto. Amava impartire ordini e soprattutto vedere l’obbedienza dei suoi uomini perché era riuscito a guadagnarsi il loro rispetto. Era un grande comunicatore e colpiva gli interlocutori a livello emotivo, avvalendosi della cosiddetta leadership emotiva. Sapeva elargire premi (in denaro per incoraggiare l’eroismo) e punizioni (alimentando il coefficiente della paura con bastonature, condanne a morte e persino crocifissioni).
- AUDACIA, coraggioso dotato di una spiccata virtù guerriera. Osò l’impossibile, a modo suo si trovò a scalare la montagna più alta. Combatteva tra le sue truppe buttandosi nella mischia e rischiando la vita in prima persona. Ricercava sempre l’iniziativa accollandosi continui ‘rischi calcolati’. Si sentiva invincibile e sapeva riprendersi con estrema rapidità dagli insuccessi.
- ADATTABILITÀ, era un leader per tutte le stagioni che sapeva volgere a suo favore tutti gli imprevisti che si verificavano sul campo. Cambiava metodo di combattimento con velocità e grande mobilità. Si spostava con convogli di vettovaglie snelli e poco ingombranti nutrendosi dei prodotti della terra che incontrava lungo la sua strada.
- INFRASTRUTTURE, in termini di armi, armature, navi, vettovaglie e tanto denaro utili a comprare di tutto, mercenari inclusi. Riuscì a cementare lo spirito di corpo per mantenere insieme le sue forze armate, addestrarle a combattere come fossero un’unica cosa con il loro comandante.
- STRATEGIA, intesa come i piani bellici per vincere le battaglie. Definiva chiaramente l’obiettivo politico ultimo della guerra. Sapeva fare delle previsioni accurate, amava la velocità e le trovate innovative ed inusuali. Amava fare le sorprese … non riceverne.
- TERRORE, nel senso che era disposto a uccidere innocenti pur di conseguire il suo successo. Questa è una delle qualità che certamente non gli fa onore.
- CAPACITÀ DI DISTINGUERSI, nel senso che chi come lui, ha ambizioni imperiali, non inizia una guerra per futili motivi ma lo fa inseguendo grandi ideali e servendosi di simboli. Era camaleontico e cercava di apparire come un semidio immortale.
- DIVINA PROVVIDENZA, intesa come la fortuna che l’ha accompagnato e protetto in tutta la sua esistenza. La considerava una pre-condizione per il successo. Grazie ad essa non aveva paura di nulla e non perdeva occasione per buttarsi nella mischia.
In questo articolo abbiamo ripercorso brevemente la vita e le qualità di Alessandro Magno. Figura travolgente, ambizioso, coraggioso, colto, intelligente, che ottenne tutto ciò che voleva con il suo fascino e con la forza. A me ha insegnato tanto in termini di sviluppo e accrescimento delle capacità di leadership.
Vi lascio con un mio aforisma sull’arte del comando. La mia definizione.
«L’Arte del Comando è una rara combinazione di cultura, doti caratteriali, fortuna … ancora meglio se definita in termini di autorevole umiltà, fondata sull’esempio!» Leo Ferrante
E voi come la definireste? Come migliorereste questa definizione? Quale la vostra definizione di Arte del Comando?
[1] Lance Kurke, La leadership di Alessandro Magno. Lezioni di management dall’uomo che creò un impero, ETAS, Milano, 2008, pagg. XXII – XXV.
[2] Leo Ferrante, Leader si diventa. 11 metodi per guidare gli altri nel lavoro e nella vita, Kindle Direct Publishing, Roma, 2018, pag. 95.
[3] Barry Strauss, L’arte del comando. Alessandro, Annibale, Cesare, Editori Laterza, Bari, 2013, pagg. 14 – 25.
L’arte del comando è talmente complessa (in quanto ARTE) da dover essere definita da molteplici aggettivi che un leader deve possedere, ma che può racchiudersi in una sola parola… ESEMPIO
Buongiorno Claudia,
e grazie per aver commentato.
Condivido quando affermi che l’arte del comando è molto complessa e non risulta per nulla semplice definirla. Sicuramente l’ESEMPIO è parte della maggiorparte di queste definizioni perchè stimola l’emulazione, trascina tutto il gruppo. Il leader è parte del gruppo e lavora nel gruppo e per il gruppo. Ci sarebbe tanto da dire sull’esempio!
Alla prossima,
Leo
L’Arte del Comando! la si percepisce da chi la esercita. La si percepisce con il tempo e l’esperienza sul campo! Appunto per questo… dopo una attenta analisi, con alcuni andresti in battaglia e con altri nemmeno a mangiare un gelato!
L’arte del Comando è saper valorizzare i talenti dei propri Uomini, stimolarne la crescita, qualunque essa sia… e soprattutto coraggio, oltre alla forza dell’esempio, ci vuole coraggio!
Io penso che un buon “leader” debba essere coraggioso!
Onofrio,
grazie per le belle idee che hai voluto condividere con noi.
È proprio così, solo alcuni selezionatissimi leader saranno seguiti in capo al mondo! Alessandro Magno era uno di questi.
Alla prossima,
Leo